La pianta che ha conquistato Catania: da “ospite” sconosciuto a simbolo di sopravvivenza siciliana

I fichi d’India, arrivati da lontano, hanno ridisegnato il paesaggio di Catania e dell’Etna. Storia, origini e una curiosità sorprendente.

27 novembre 2025 15:00
La pianta che ha conquistato Catania: da “ospite” sconosciuto a simbolo di sopravvivenza siciliana - Foto: Hippocampus~commonswiki/Wikipedia
Foto: Hippocampus~commonswiki/Wikipedia
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Un viaggiatore tropicale nel cuore della Sicilia

Oggi sembrano parte del paesaggio da sempre, ma i fichi d’India non sono originari della Sicilia. La loro storia a Catania comincia dopo la scoperta dell’America, quando la pianta — la Opuntia ficus-indica — arrivò dal Messico attraverso la Spagna, trovando sulle pendici laviche dell’Etna un terreno perfetto per crescere.

Le rocce vulcaniche, ricche di minerali, e il clima caldo e secco offrirono a questa specie esotica la condizione ideale per adattarsi e prosperare.
In poche generazioni la pianta trasformò il paesaggio: recinti, confini e terreni abbandonati vennero colonizzati dalle sue pale carnose e spinose, diventando barriere naturali e al tempo stesso fonti di nutrimento.

A differenza di altre specie introdotte in Europa, il fico d’India non si limitò a sopravvivere: divenne parte dell’identità visiva della Sicilia orientale. Chi osserva i versanti di Nicolosi, Ragalna o Paternò li vede disegnare profili verdi sulle lave antiche. Nei dintorni di Catania, le coltivazioni di fichi d’India si sono diffuse soprattutto nelle aree di Misterbianco, Belpasso e lungo la Piana di Catania, dove i frutti — gialli, rossi e bianchi — colorano i campi da fine estate a novembre.

Dalla difesa naturale al simbolo di resistenza

La forza di questa pianta non è solo estetica. Le sue radici superficiali trattengono la terra e limitano l’erosione, mentre le pale spesse immagazzinano acqua, permettendole di resistere a lunghi periodi di siccità.
Per questo, nel corso dei secoli, il fico d’India è stato considerato un alleato dei contadini etnei, soprattutto nelle zone più aride del vulcano.

Ma c’è anche una dimensione simbolica: nei secoli XIX e XX la pianta veniva associata alla tenacia del popolo siciliano, capace di rinascere anche sulle ceneri. La sua presenza ai margini dei crateri e sulle colate laviche antiche evocava un’idea potente: la vita che ritorna, anche dopo il fuoco.

Molte scenografie rurali di Catania — dai casali abbandonati ai muretti lavici — devono la loro suggestione proprio alla combinazione tra pietra nera e verde opaco dei fichi d’India, un contrasto che racconta l’anima del territorio più di qualunque monumento.

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