Arrestati tre membri della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo: le accuse dei Carabinieri
Mazara del Vallo (TP) - Tre arresti per associazione mafiosa. I Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Trapani eseguono un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Palermo.
Tre persone sono state arrestate questa mattina a Mazara del Vallo dai Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Trapani. L’arresto è avvenuto in seguito all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo su richiesta della D.D.A. L’accusa è di associazione mafiosa e i tre arrestati sono gravemente indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo.
Secondo le indagini condotte, i tre soggetti sono stati ritenuti responsabili di varie dinamiche associative riguardanti gli assetti della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. In particolare, si ipotizza l’inserimento di uno dei destinatari del provvedimento cautelare nel circuito comunicativo dell’ex latitante castelvetranese Matteo Messina Denaro sin dal 2012 e i suoi presunti rapporti con altri soggetti di rilievo all’interno del mandamento mazarese.
Inoltre, si ipotizza che uno dei destinatari del provvedimento abbia partecipato a una rapina a Palermo il 24 aprile 2015, i cui proventi erano destinati alla famiglia dell’ex latitante Matteo Messina Denaro. Ci sono anche tensioni e rivalità all’interno del mandamento mazarese, con uno degli arrestati che si sarebbe autonomamente posto al vertice di un’articolazione territoriale, rivendicando la totale autonomia rispetto ad un’altra fazione mafiosa.
Le indagini hanno inoltre evidenziato il coinvolgimento degli arrestati in un sistema criminale che garantiva la composizione di controversie tra privati, tipica espressione del controllo mafioso del territorio. Si parla di mancato pagamento di debiti, gestione dei rapporti di lavoro e intermediazioni immobiliari.
Tra le attività illecite ipotizzate vi è anche l’interessamento per l’assunzione di manodopera da parte di una ditta legittimamente aggiudicataria di lavori presso il depuratore di Campobello di Mazara, lucrando sulla mancata stipula di un contratto di sub-appalto con la ditta fornitrice del personale, oltre a presunti interventi in procedure giudiziarie e ruoli di supporto logistico e di vettore di comunicazioni riservate.
Le indagini hanno anche valorizzato le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia circa i presunti rapporti di uno degli arrestati con Matteo Messina Denaro, il quale avrebbe sostenuto finanziariamente e per il quale gli sarebbe stato chiesto di trovare un’abitazione in Tunisia.