Le madri degli stupratori: “Hanno sbagliato ma non sono mostri. Ragazza era consenziente”
Dopo la condanna di soli 7 anni, le madri degli stupratori del Foro Italico dicono la loro versione dei fatti e quella che per loro è la vera identità dei figli, accusando la vittima
Le madri di tre dei ragazzi condannati per lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo nel luglio 2023 rompono il silenzio (fatti e sentenza qui). Tra lacrime e riflessioni amare, chiedono che emerga la “verità”. Mentre riconoscono l’errore dei loro figli, rigettano con forza l’idea che siano dei violentatori.
“Non si fa sesso di gruppo e per strada come gli animali,” afferma Loredana Mamone, madre di Gabriele Di Trapani, uno dei sei giovani condannati a sette anni di carcere. Tuttavia, sostiene che suo figlio abbia agito con il consenso della vittima.
Ornella Valenti, madre di Angelo Flores, sottolinea: “Mio figlio deve pagare per ciò che ha fatto, ma non è uno stupratore.” La signora Valenti racconta che suo figlio conosceva la ragazza e aveva avuto rapporti consenzienti con lei, negando che ci sia stata violenza.
Francesca Mortillaro, madre di Christian Maronia, descrive suo figlio come un giovane normale, con una fidanzata che non ha mai dubitato di lui. “Io ho dubitato, ma lei no,” confessa, spiegando di aver affrontato insulti e umiliazioni per difendere la sua famiglia.
Mancanza di educazione al rispetto e mentalità arcaiche
La legale della vittima, Carla Garofalo, analizza il caso con lucidità: “Non sono mostri, ma ragazzi cresciuti in un contesto privo di educazione sessuale e rispetto per le donne.” L’avvocata evidenzia come il comportamento del gruppo rifletta una mentalità maschilista che amplifica la mancanza di empatia e consapevolezza.
Le famiglie tra dolore e critiche sociali
Le madri raccontano le difficoltà di affrontare non solo la detenzione dei figli, ma anche l’ostilità pubblica. Accusate di aver fallito come genitori, sono state insultate sui social e per strada. “Mi hanno dato della prostituta, mi hanno accusata di cose orribili,” racconta Ornella Valenti. Nonostante le condanne, le famiglie chiedono percorsi di recupero per i ragazzi. Tuttavia, denunciano che molte associazioni si sono rifiutate di offrire aiuto.