Il Belgio è il primo paese progressista al mondo: ecco cos’è accaduto
Nessuno si aspettava che proprio il Belgio riuscisse a essere il primo al mondo, molti puntavano su un’altra Nazione
Il Belgio è diventato il primo paese al mondo a riconoscere per legge ai sex workers lo status di lavoratori dipendenti con contratto regolare. Questo passo garantisce loro accesso a protezioni sociali come permessi di maternità, giorni di malattia retribuiti e contributi pensionistici, rendendo la loro attività regolamentata al pari di qualsiasi altra professione.
Un contratto unico nel suo genere
A differenza di Germania, Olanda e altri paesi dove la prostituzione è stata depenalizzata, il Belgio è il primo a introdurre contratti specifici per il settore. La nuova normativa, approvata a maggio e in vigore da dicembre, offre un quadro giuridico completo:
- accesso all’assistenza sanitaria;
- congedi retribuiti e pensione;
- tutela contro il licenziamento senza giusta causa.
Questa regolamentazione stabilisce standard di lavoro sicuri e dignitosi, promuovendo la parità tra sex workers e lavoratori di altri settori.
Requisiti per i datori di lavoro
Chiunque voglia assumere sex workers deve ottenere una licenza speciale, soggetta a rigidi criteri. Tra questi:
- nessuna condanna per reati gravi come tratta di esseri umani o frode;
- obbligo di garantire un ambiente lavorativo sicuro, con dispositivi di emergenza come pulsanti di allarme fissi o mobili.
In caso di violazione, il datore di lavoro rischia accuse penali per sfruttamento della prostituzione.
Diritti e doveri delle lavoratrici e dei lavoratori
Anche i sex workers devono rispettare precise condizioni per accedere a un contratto:
- devono essere maggiorenni;
- il lavoro sessuale non può essere un'attività occasionale né compatibile con lo status di studente.
Inoltre, il diritto belga assicura loro la libertà di rifiutare clienti o specifiche prestazioni e di interrompere gli atti in qualsiasi momento, garantendo il controllo sul proprio lavoro.
Un passo nato dal bisogno
La spinta per questa regolamentazione è arrivata durante il lockdown per il Covid-19, quando il settore del lavoro sessuale rimase escluso dai risarcimenti economici statali. "È iniziato tutto allora," racconta Daan Bauwens, capo del sindacato Utsopi, che ha celebrato il risultato come "un sogno realizzato".
Reazioni e prospettive
La legge ha ricevuto elogi sia dai diretti interessati sia a livello internazionale. Mel Meliciousss, nota escort belga, ha commentato: "Siamo realistici, non tutto sarà perfetto da subito, ma è un grande passo avanti".
Anche Human Rights Watch ha lodato il provvedimento: "Un passo radicale e il migliore mai visto finora nel mondo," ha dichiarato Erin Kilbride.
Un modello per il futuro?
Con questa legge, il Belgio si pone come esempio globale nella tutela dei diritti dei sex workers, aprendo la strada a una nuova visione del lavoro sessuale basata sulla dignità e sul rispetto delle persone.