A Palermo c'è un luogo con una vista mozzafiato | La terrazza che sfida l'orizzonte e il panorama che lascia senza parole

Scopri il belvedere di Monte Catalfano: panorama su Palermo, Bagheria e Capo Zafferano che lascia i palermitani a bocca aperta.

A cura di Paolo Privitera
20 luglio 2025 21:00
A Palermo c'è un luogo con una vista mozzafiato | La terrazza che sfida l'orizzonte e il panorama che lascia senza parole - Foto: Ferpint/Wikipedia
Foto: Ferpint/Wikipedia
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Un balcone naturale che abbraccia Palermo e il Tirreno

Immerso nella natura incontaminata e a un passo da Palermo, il belvedere di Monte Catalfano rappresenta la terrazza più spettacolare della Sicilia settentrionale. Da qui, i palermitani e i visitatori possono ammirare un panorama a 360° che spazia dal golfo di Palermo fino al promontorio di Capo Zafferano e le isole Eolie all’orizzonte. Situato a circa 373 m s.l.m., il monte è facilmente raggiungibile con un sentiero adatto a tutti, ma premia chi affronta l’ultima salita con la vista impagabile sul mare turchese e le falesie modellate dal vento e dalle antiche civiltà .

Il percorso escursionistico nord e sud, spesso completato in meno di 4 ore, attraversa boschi mediterranei, muretti a secco e antiche grotte (i cosiddetti Zubbi) e culmina in un punto trigonometrico che sembra sospeso tra cielo e mare, perfetto per scattare foto al tramonto o ascoltare il silenzio rotto solo dal richiamo dei rapaci.

Natura, storia e vestigia fenice-greche

Il fascino di Monte Catalfano non si limita al panorama: lungo le sue pendici si scorgono i resti dell’antica città di Solunto, fondata dai Fenici e rifondata dai Greci e Romani fra IV e III sec. a.C. I resti si trovano su terrazze che svettano sul mare, descritte come una “Pompei in miniatura” dallo storico Adolfo Holm, grazie all’impianto urbanistico a maglie regolari.

Il paesaggio è arricchito da un mosaico di flora e fauna autoctona: orchidee rare (come Ophrys mirabilis), felci relitte, pini d’Aleppo, salici, e avvistamenti frequenti di falco pellegrino, gheppio e volpi. A completare l’esperienza, antiche grotte marine e terrestri – Zubbi e Grotta dell’Eremita – raccontano millenni di erosione e sedimentazione.

Il legame con i palermitani e la memoria fotografica

Per i residenti dell’area metropolitana di Palermo, Monte Catalfano rimane un rifugio naturale e uno sguardo privilegiato verso la costa e l’entroterra. Nel 1929, il fotografo Dante Cappellani immortalò questi paesaggi per “Le Vie d’Italia”, definendolo “isolato e roccioso, sfacciatamente nudo e sterile, che si stacca… in posa di sfinge sul mare”. Quelle fotografie resero immortale l’Arco Azzurro di Capo Mongerbino, un arco naturale di roccia calcarea sospeso tra cielo e mare.

Ancora oggi, gli escursionisti – famiglie, coppie e appassionati – seguono i sentieri ben segnalati e attrezzati, partendo dai punti di accesso di Bagheria, Mongerbino e Portella Vignazza, per arrivare al traguardo fotografico: un vero “posto da cartolina” che ha conquistato anche chi viene da Palermo in cerca di un’esperienza naturalistica facile e suggestiva.

Curiosità

Nella mitologia moderna dei palermitani, Monte Catalfano ha un racconto che va oltre il panorama: durante il periodo estivo, tra fine maggio e inizio giugno, il vento caldo di scirocco e il mormorio delle onde creano un effetto uditivo straordinario. Sospinto attraverso i piccoli archi rocciosi conosciuti come “Zubbi”, il vento produce un suono simile a un sussurro, che molti descrivono come “il respiro del monte”.

Le leggende locali narrano che, in passato, i pastori arbëreshë di Piana degli Albanesi salivano qui per ascoltare quel sussurro, credendo fosse un messaggio divino o una protezione ancestrale del monte. Il vento, il canto dei rapaci e perfino i versi delle rane delle pozze naturali – specie la Pelophylax lessonae – si fondevano in un’armonia quasi meditativa, che per i visitatori restava incancellabile.

Qualche anziano racconta di aver sentito “voci” portate dal vento lungo le terrazze naturali del monte, interpretandole come echi di antichi dialoghi tra Greci e Fenici, o presenze spirituali. Anche gli escursionisti più pragmatici hanno riferito di provare un brivido inspiegabile, come se il monte raccontasse storie dimenticate.

Negli ultimi anni, escursionisti e guide naturalistiche hanno documentato su registratori il fenomeno: un mix di fruscii e sospiri naturali in prossimità delle grotte – un soundscape che, ascoltato con gli occhi chiusi, trasporta chi è lì al centro di un paesaggio sonoro unico al mondo.

Per i palermitani, Monte Catalfano non è solo una vista mozzafiato: è un luogo sacro, un confine tra cielo e mare, natura e memoria, che continua a parlare – in silenzio – alla loro anima.

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