A Palermo c'è una fontana che scandalizza l’intera città | Ecco dov'è e perché indigna
A Palermo esiste una fontana che ha indignato intere generazioni: tra nudi, simboli e misteri, scopri i segreti di piazza Pretoria.

Il cuore nudo della città: l’arrivo della fontana “scandalosa”
Nel cuore pulsante di Palermo, tra il Quattro Canti e il convento di Santa Caterina, si apre piazza Pretoria, un angolo barocco di straordinaria bellezza. Ma non è sempre stata accolta con ammirazione. Quando la monumentale Fontana Pretoria fu collocata qui nel 1574, l’effetto fu scioccante. La gente del tempo rimase sconvolta da quelle statue nude, dai volti intensi e dai corpi senza veli, tanto da soprannominarla “Fontana della Vergogna”.
La fontana, originariamente costruita per una villa nobiliare a Firenze dal fiorentino Francesco Camilliani, fu venduta al Senato palermitano e trasportata pezzo per pezzo a Palermo. Il suo arrivo, però, infranse ogni tabù dell’epoca, soprattutto perché si trovava proprio accanto a un convento di clausura
Un groviglio di peccati in marmo: cosa rappresentano davvero le statue
Ninfe, uomini barbuti, dei, animali mitologici e maschere grottesche: ogni figura scolpita nella fontana rappresenta una passione, un vizio, un peccato. I dodici busti di fiumi che simboleggiano i principali corsi d’acqua del regno si mischiano con corpi in pose sensuali, esasperatamente umani e provocatori.
Secondo diversi studiosi, la disposizione delle statue non è casuale: sarebbe una critica al potere e alla corruzione dell’epoca, un’allusione ai peccati della politica e del clero. Questo messaggio implicito ha contribuito a renderla invisa a molti e, paradossalmente, amata per la sua audacia.
Il simbolo di un cambiamento: da scandalo a capolavoro barocco
Nei secoli successivi, mentre i costumi si evolvevano, la Fontana Pretoria da simbolo di vergogna divenne emblema di orgoglio artistico. Restaurata più volte – l’ultimo restauro risale al 2003 – oggi è considerata una delle più belle fontane d’Italia, un capolavoro barocco che attira migliaia di turisti ogni anno.
I palermitani, però, non hanno mai smesso di chiamarla “Fontana della Vergogna” – un’etichetta ironica ma affettuosa, che riassume lo spirito contraddittorio della città: religiosa e sensuale, composta e sfacciata.
La leggenda delle suore e gli “sguardi peccaminosi”
Una delle storie più raccontate riguarda le suore del convento di Santa Caterina: si dice che, scandalizzate dalla vista delle statue nude, abbiano coperto le finestre del convento con pesanti tende, per non “essere tentate”. C’è anche chi racconta che alcune statue furono lievemente modificate per nascondere i genitali o renderli “meno espliciti”, ma non ci sono fonti documentate che lo confermino.
Questa leggenda è rimasta viva nel folclore palermitano, alimentando il fascino ambiguo della fontana e facendone uno dei luoghi più fotografati della città.