A Palermo si nasconde un lago e pochi lo sanno | Ecco dove trovarlo e come si chiama

Scopri il vero significato del Lago di Piana degli Albanesi: storia, identità arbëresh e legami forti con Palermo e i palermitani.

A cura di Paolo Privitera
16 luglio 2025 21:00
A Palermo si nasconde un lago e pochi lo sanno | Ecco dove trovarlo e come si chiama - Foto: Costacostacostacosta/Wikipedia
Foto: Costacostacostacosta/Wikipedia
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Un bacino artificiale che ha fatto la storia

Pochi sanno che il Lago di Piana degli Albanesi, oggi considerato un’oasi naturalistica e culturale, è in realtà il più antico bacino artificiale della Sicilia. Costruito tra il 1920 e il 1923 grazie a un complesso sbarramento del fiume Belice Destro, questo specchio d’acqua copre oltre 310 ettari e si trova a 612 metri sul livello del mare, incastonato tra le montagne che guardano verso Palermo. Non si tratta solo di un’opera idraulica pionieristica, ma di un luogo che ha unito natura, ingegneria e identità etnica. Inizialmente progettato per la produzione idroelettrica, il lago ha fin da subito avuto un impatto molto più ampio sulla regione: alimentando centrali, campi e paesi, ha sostenuto per decenni le esigenze vitali dell’entroterra e anche quelle del capoluogo palermitano.

La comunità arbëreshë e il legame indissolubile con Palermo

Il lago si trova alle porte di Piana degli Albanesi, un comune che rappresenta il cuore pulsante della cultura arbëreshë, ovvero degli albanesi d’Italia. Fondata nel 1488 da profughi in fuga dall’Impero Ottomano, la cittadina ha saputo mantenere per oltre cinque secoli una fortissima identità linguistica, religiosa e culturale. I riti bizantini, la lingua albanese parlata ancora quotidianamente, i costumi tradizionali e le liturgie pasquali costituiscono un patrimonio unico al mondo. E proprio grazie alla posizione strategica del lago, Piana ha potuto crescere, irrigare le campagne e alimentare i piccoli impianti che hanno portato luce, elettricità e acqua fino a Palermo. Per i palermitani, il legame con questa comunità non è mai stato solo logistico o funzionale, ma anche culturale ed emotivo, perché ha permesso uno scambio continuo di esperienze, sapori e tradizioni tra la costa e l'entroterra.

Tra energia, natura e resistenza

L’impianto idroelettrico collegato al lago fornisce tuttora una produzione annua di circa 27 milioni di kilowattora, equivalenti al fabbisogno di 10.000 famiglie palermitane. Si tratta di una realtà spesso ignorata, ma che rappresenta una delle colonne silenziose del funzionamento quotidiano della provincia. Inoltre, nel 1999, ben 70 ettari delle rive del lago sono stati affidati al WWF, trasformandolo in un’oasi naturalistica straordinaria. Lì convivono la rana di Lessona, volpi, istrici e decine di specie di uccelli migratori, in un ambiente ricco di felci relitte, pini d’Aleppo, salici e arbusti mediterranei. Tuttavia, il lago non è solo natura o energia: è anche memoria. Piana degli Albanesi fu infatti protagonista dei Fasci Siciliani e nel 1945 divenne per 50 giorni una Repubblica popolare autonoma, in opposizione al regime fascista e alla monarchia. Le acque del lago, così tranquille, furono testimoni di una delle pagine più fiere della resistenza siciliana.

Curiosità: il canto nascosto del lago che incanta i palermitani da 100 anni

Ogni estate, tra giugno e luglio, accade qualcosa che sembra uscito da una leggenda, ma che è stato raccontato per generazioni dai pescatori e dagli abitanti della zona. Quando il livello dell’acqua raggiunge il suo massimo e le giornate si accorciano, dalle rive più tranquille del lago si può udire un suono costante, ritmato e ipnotico: è il canto della rana di Lessona, una specie rara che vive solo in ambienti incontaminati. Ma c’è di più. Questo suono naturale, secondo molti, si sovrappone in modo sorprendente al leggero ronzio delle turbine idroelettriche, creando una melodia che alcuni definiscono "il respiro del lago". I più anziani della zona ricordano come, durante il periodo bizantino, le donne arbëreshë intonassero i loro canti liturgici pasquali proprio sulle rive, mentre il rumore dell’acqua e degli animali notturni accompagnava le voci. Alcune guide locali giurano che questo fenomeno ha ispirato musicisti, poeti e scrittori, tanto da diventare un'attrazione invisibile ma fortissima: ogni anno, centinaia di palermitani si spostano in silenzio per ascoltare quel suono che non è musica, ma è memoria viva, tramandata nei sussurri dell’acqua.

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