Cosa c’entra un Re con una bottiglia di vino: la Cantina Borbonica di Partinico e l’incredibile storia che racconta

Scopri la meraviglia della Real Cantina Borbonica a Partinico: capolavoro borbonico, orgoglio per i palermitani e curiosità storica.

A cura di Paolo Privitera
28 luglio 2025 21:00
Cosa c’entra un Re con una bottiglia di vino: la Cantina Borbonica di Partinico e l’incredibile storia che racconta - Foto: BenitoForiero/Wikipedia
Foto: BenitoForiero/Wikipedia
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Un progetto regale per rilanciare l’agroalimentare

Tra il 1800 e il 1803 il Re Ferdinando III di Sicilia (poi I delle Due Sicilie) volle a Partinico una cantina reale all’avanguardia, progettata dall’architetto Carlo Chenchi e costruita su un antico baglio nobiliare. Costata 18.000 scudi, divenne un incredibile complesso con cinque corpi di fabbrica: una torre, abitazioni per i contadini e braccianti, stalle, casa dell’olio, area cantina, e giardini – tutto intorno a un ampio cortile centrale. Qui, tra botteghe e tinozze, si producevano grandi quantità di vino e olio per la reggia e il mercato palermitano, trasformando tecniche antiche in un modello produttivo semi-industriale in Sicilia.

Architettura innovativa: neoclassico e funzionalità

Entrando nel corpo cantina, si resta colpiti dal gioco di archi a crociera e volte a botte: tre navate, un piano sotterraneo, sei campate sorrette da arcate robuste, e innumerevoli tine murarie capaci di contenere fino a 2.610 ettolitri di vino. Torchi monumentali e basamenti in pietra furono realizzati con cura, mentre una rampa permetteva ai muli di caricare e scaricare facilmente, segno di una progettazione funzionale che rispondeva a esigenze produttive di livello europeo.

Economia, potere e vita nei bagli palermitani

La Real Cantina Borbonica non era solo un capolavoro architettonico: rappresentava la punta di un modello economico promosso da Felice Lioy, economista e funzionario reale. Qui i palermitani e i contadini di Partinico sperimentarono tecniche vinicole moderne e iniziarono a competere anche con produzioni continentale. Il sito, parte integrante del “Real Podere”, era inoltre un luogo di sosta per viaggiatori e agricoltori, con botteghe, locande e fondaci – un centro vitale di scambio tra Palermo e l’entroterra.

Declino, abbandono e recente rinascita

Dopo l’Unità d’Italia, la cantina fu dismessa e divenne proprietà privata: il sito cadde nell’oblio fino ai primi anni 2000, quando un restauro da 5 milioni di euro, tra il 2005 e il 2008, la trasformò in museo delle tradizioni agricole e agroalimentari regionali. Oggi è aperta a visite guidate, eventi culturali e degustazioni – un simbolo vivo del legame tra Palermo e i suoi contadini, ma anche un monumento alla storia imprenditoriale borbonica.

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