Il passato che ha segnato il futuro | La competizione poco conosciuta che ha scritto la storia di Palermo
Rivivi la leggendaria Targa Florio: dall’inizio nel 1906 nel centro di Palermo all’epica rinascita moderna, un’icona per i palermitani.

Un concerto di motori tra le vie di Palermo e le Madonie
Nel 1906, un visionario palermitano, Vincenzo Florio, decise di fondare una gara che avrebbe sfidato il tempo e plasmato l’identità motoristica della Sicilia. La Targa Florio, nata sulle tortuose strade delle Madonie, fece epoca fin da subito: tre giri di un circuito di 148 km con oltre 2.000 curve per giro, attraverso villaggi, ponti e salite vertiginose, anticipandone il carattere eroico e la pericolosità. Il “salotto” della partenza? Niente meno che il centro di Palermo, quando tra il 1937 e il 1940 vennero ideate varianti urbane concentrate nel Parco della Favorita .
Per i palermitani, l’eco rombante delle auto veloci tra le strade cittadine era un turbine di emozioni: la città si svuotava, la gente si riversava ai bordi delle strade, e per qualche ora la routine quotidiana era sospesa, travolta da un rombo immortale.
Grandi campioni, audaci piloti e spettacolo per il popolo
Questa gara diventò sinonimo di leggenda: nomi come Tazio Nuvolari, Stirling Moss, Juan Manuel Fangio, e i siciliani orgogliosi Nino Vaccarella e Arturo Merzario lasciarono pagine indimenticabili nella storia della Targa Florio. Per gli appassionati di marca, era qui che si sfidavano le glorie di Porsche, Ferrari, Mercedes e Alfa Romeo, in una lotta all’ultimo centesimo di secondo, su strade aperte, senza barriere, con pubblico vicino al traguardo: un’emozione autentica che ancora oggi risuona nei cuori dei palermitani.
Quando la cultura si incontra con ladrenalina
Anche chi non era appassionato di motori veniva travolto dall’evento: la Targa era un catalizzatore sociale. Il Giornale di Sicilia la raccontava in prima pagina, si parlava di “effetto Targa” nei salotti cittadini, e il pubblico d’élite – tra cui la celebre Donna Franca Florio – rendeva l’evento un’occasione di mondanità unica. Per molti palermitani, era un’esperienza sensoriale totale: l’odore della benzina, il rombo dei motori, la scia di fumo e polvere sulle strade, la speranza di intravedere un campione sfrecciare a pochi metri.
Fine della leggenda e rinascita moderna
Negli anni ’70, la Targa Florio diventò percepita come un rischio non più accettabile: tra incidenti mortali e normative più rigide, l’ultima edizione “storica” si tenne nel 1977, quando un grave incidente coinvolse spettatori e pilotìsospese la gara. Il testimone passò al Rally Targa Florio dal 1978 in poi, mentre la tradizione storica ha rinascosto nella versione Historic e Rally: oggi la gara rientra nel Campionato Italiano Rally, ed è tornata al centro di Palermo per partenze iconiche, come nel 2023, quando l’edizione è partita da Palazzo dei Normanni.
Curiosità
Immagina Palermo al mattino del 6 maggio 1906: le strade in salita fino a Monreale piene di gente, le automobili d’epoca che ruggiscono contromano, donne in eleganti abiti da città che applaudono Leonida o Cagno, e bambini con la testa tra le ruote di bicicletta a osservare. Quel giorno nacque la Targa Florio, e con lei un mito che si sarebbe ripetuto per oltre 70 anni.
Nel primo dopoguerra, le macchine erano rapide ma fragili, il circuito perverso e l’equipaggio costretto a soste continue – pneumatici, regolazioni, rabbocco olio – in paesi sprovvisti di officine. I palermitani si organizzavano per salutare ogni tappa come fosse una festa: tavoli imbanditi, fiaschi di vino, megafoni improvvisati per raccontare risultati locali. Quando gli equipaggi passavano lungo il Parco della Favorita, tra il 1937 e il 1940, si respirava Atlantide e modernità allo stesso tempo, in uno spazio urbano sospeso tra Corona Borbonica e motori d’acciaio.
Il clima natalizio si disperdeva in primavera, ma la gara portava con sé tradizioni ancestrali: gruppi folkloristici, cuochi di strada, radio che trasmettevano cronache vivide, e persino turisti stranieri che arrivavano a Palermo col treno e restavano incantati, inviando cartoline scritte in francese e tedesco con paesaggi innevati e alberi in fiore.
Con l’arrivo degli anni ’50, sul circuito cittadino e montano comparvero le grandi case automobilistiche: Porsche schierate a Palermo in piazza Marina, Ferrari che testava motori sulla strada per Mondello, Mercedes che portò un’onda di fascino e prestigio. I palermitani – incantati – erano sedotti da tamponate feroci, drifts impossibili, fughe in salita con freni che fischiavano e marmitte che cantavano: ed era un inno di bellezza e rischio, un esercizio di passione collettiva.