Il pittore che ha fatto innamorare i catanesi: veniva da Zafferana Etnea ed ha cambiato la storia dell'arte

Scopri Giuseppe Sciuti, genio catanese dell’Ottocento: affreschi, premi internazionali e curiosità sorprendenti da Zafferana Etnea.

A cura di Paolo Privitera
25 luglio 2025 15:00
Il pittore che ha fatto innamorare i catanesi: veniva da Zafferana Etnea ed ha cambiato la storia dell'arte - Foto: Lelezaff/Wikipedia
Foto: Lelezaff/Wikipedia
Condividi

Le umili origini a Zafferana e il talento precoce

Giuseppe Sciuti, nato nel 1834 a Zafferana Etnea, è oggi considerato uno dei pittori più influenti dell’Ottocento siciliano. Figlio di un modesto farmacista, mostrò fin da giovane una naturale predisposizione al disegno. Frequentò Catania per formarsi con maestri locali come Rapisardi e De Stefani, ma fu l’eruzione dell’Etna del 1852, che distrusse la sua casa, a segnare la svolta: il Comune di Zafferana gli concesse una borsa di studio per perfezionarsi a Napoli e Firenze.

Dai salotti catanesi al trionfo internazionale

Sciuti si affermò non solo in Sicilia, ma anche a livello nazionale e internazionale. Espose a Londra nel 1888, dove il colonnello North acquistò l’intera mostra per 10.000 sterline — una cifra incredibile per l’epoca. Partecipò a numerose esposizioni universali e fu membro dell’Accademia di San Luca a Roma e della Zelantea di Acireale. Fu autore di affreschi, sipari teatrali, pale d’altare e scene storiche che oggi arricchiscono musei e palazzi.

Il capolavoro assoluto: il sipario del Teatro Massimo di Catania

Nel 1883 Sciuti fu incaricato di realizzare il sipario per il Teatro Massimo Bellini di Catania. Il risultato fu “Il trionfo dei catanesi sui libici”, una monumentale tela alta 12 metri e larga 14, che raffigura un episodio epico tratto dalla leggenda storica della città. L’opera, ancora oggi visibile, è considerata il più grande sipario dipinto in Sicilia e uno dei massimi esempi di scenografia teatrale dell’epoca.

Curiosità

Sciuti portò il suo talento anche all’estero: dipinse nelle sedi napoletane, sassaresi, luganesi, e le sue tele raggiunsero Melbourne e Vienna. La sua vasta opera – centinaia di opere fra tele, sipari e affreschi monumentali – gli valse l’appellativo di massimo frescante ottocentesco siciliano

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Il Fatto di Sicilia sui social