Pochi ne sono a conoscenza, ma esiste davvero | A Catania c'è un capolavoro d’ingegneria con una storia millenaria

Scopri i resti dell’acquedotto romano delle Acque Bianche a Catania: storia, ingegneria e storie incredibili!

A cura di Paolo Privitera
18 luglio 2025 21:00
Pochi ne sono a conoscenza, ma esiste davvero | A Catania c'è un capolavoro d’ingegneria con una storia millenaria - Foto: Archeo/Wikipedia
Foto: Archeo/Wikipedia
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Un capolavoro d’ingegneria dimenticato

Nelle campagne tra Catania, Paternò, Belpasso e Misterbianco scorrono antichi resti dell’acquedotto romano, chiamato anche “Acquedotto di Maculnia” o delle Acque Bianche. Questo sistema idrico, costruito in età augustea, portava l’acqua dalle sorgenti di Santa Maria di Licodia fino al cuore di Catania. Il tracciato, lungo circa 24 km, sfruttava arcate, canalette coperte e canali interrati per garantire il rifornimento urbano attraverso un pendio costante e continuo.

Dove puoi vederlo oggi

I resti affiorano ancora in contrade come Scalilli, Civita e Valcorrente (Paternò), Erbe Bianche (Misterbianco) e alcune zone di Catania (Monte Po, via Grassi, corso Indipendenza). In particolare, archi e canali sono visibili su un tratto di 1,3 km nella sola Paternò, parte di un percorso antico di 24 km. Nel centro, tracce vengono spesso riutilizzate come muri di confine, orti privati o coperture interrate.

Tecnica romana e storia millenaria

Il canale era largo 0,5 m e alto 1,5 m, coperto con volte impermeabili a base di opus signinum, malta e cocciopesto, il tutto costruito in pietra lavica locale. Lungo il percorso si incrociavano putei di ispezione e i cosiddetti castella aquae, cisterne di distribuzione nelle campagne, a Belpasso e Misterbianco. Si stima che venissero convogliati 325–350 litri al secondo, quasi 30 000 m³ al giorno 

Curiosità 

Nel 1556 il viceré Juan de Vega ordinò lo smantellamento di un lungo tratto del ponte‑acquedotto per usare i materiali nella costruzione delle mura cittadine, riducendo gli archi da 65 a circa 32. Nel 1621, sotto il Duca di Carpignano, buona parte di queste arcate vennero trasformate in una passeggiata con panchine e alberi, dove i catanesi amavano incontrarsi nel tardo pomeriggio.

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