Sta cambiando tutto quello che sapevamo: le miniere abbandonate di Montedoro raccontano una verità sconvolgente
Scopri Montedoro: miniere di zolfo abbandonate, storia tragica dei carusi e osservatorio astronomico tra le stelle.

Montedoro, il cuore dimenticato dello zolfo: scopri oggi le miniere abbandonate
Se ti dicessi che proprio sotto i tuoi piedi ci sono i segreti del passato industriale della Sicilia? A Montedoro, sul confine tra le province di Agrigento e Caltanissetta, sorge un complesso minerario di zolfo che ha rinvigorito l’economia locale per oltre 150 anni: miniere come Nadurello, Stazzone, Grottazze e Gibellini operarono intensamente dal 1815 al 1975, trasformando il paesaggio e le vite di intere generazioni.
Immagina: pozzi scavati a mano, gallerie affollate da zolfatari detonati dalla polvere, e treni-miniera che saliva verso i porti di Licata e Porto Empedocle. L’intera economia isolana dipendeva da qui, tanto che Montedoro fu soprannominato “il borgo dello zolfo e delle stelle”, per la sua doppia anima mineraria e, oggi, astronomica – grazie al planetario locale.
Un viaggio nei cunicoli e nella memoria collettiva
Oggi alcune miniere, come Gibellini, sono visitabili: qui vennero impiantati forni Gill – un’innovazione del 1880 – e fu gestita dalla celebre famiglia Tulumello, passando poi a consulenze mafiose come quella di Calogero Vizzini. Il Museo della Zolfara, a breve distanza, espone vecchi attrezzi, plastici e fotografie degli zolfatari (spesso bambini detti “carusi”), per raccontare una storia dura di lavoro e sfruttamento.
Del complesso facendo parte, le miniere Stazzone, Pietrevive e Segreto del Sonno, testimoniano l’archeologia industriale montedorese, con strutture lasciate intatte e pronte per un trekking nel passato
Curiosità
Un’inchiesta socio-economica del 1875-76, guidata da Franchetti e Sonnino, denunciò le condizioni disumane nelle zolfare sicule: bambini di appena 7 anni lavoravano fino a 10 ore al giorno, trasportando 25‑30 kg di zolfo nelle strette gallerie. Questo scempio ha ispirato Luigi Pirandello nella novella "Il fumo", e il famoso canto La Zolfara, portato al successo da Ornella Vanoni nel 1959, simboli di una memoria tragica e collettiva.
Oggi, Montedoro ha reinventato la sua identità: dal 2010 l’Osservatorio Astronomico e il planetario attirano visitatori, e il percorso minerario diventa un’esperienza emozionale tra storia, natura e stelle.