Un angolo di Agrigento che pochi conoscono | Tra dune dorate e misteri nel delta
Esplora la Riserva Foce del Platani: dune vive, tartarughe Caretta e 130 specie di uccelli nel delta più selvaggio di Agrigento.

Un delta antico che resiste al tempo
A poche curve da Ribera e Cattolica Eraclea si apre un mondo primordiale: la Riserva naturale orientata Foce del fiume Platani, istituita nel 1984 e gestita dall’assessorato regionale ai Beni ambientali. In appena 207 ettari convivono un fiume lungo 130 km – terzo per portata in Sicilia – e sei chilometri di spiagge intatte, tra Capo Bianco e Borgo Bonsignore, sorvegliate da cordoni di dune alte fino a quattro metri, colonizzate da gigli di mare, ravastrelli e ginepri secolari. Nell’entroterra, lastre di macchia mediterranea (lentisco, mirto, olivastro) proteggono relitti di bosco a eucalipti e carrubi: un cuscinetto verde che filtra il vento di scirocco e fa vibrare l’aria di resina e salsedine. La riserva, primo approdo siciliano per gli stormi provenienti dall’Africa, è un vero autogrill volante: qui si contano oltre 130 specie di uccelli – dall’airone rosso al falco pescatore – che riposano tra gli stagni salmastri del delta.
Vivere la Foce: il tuo itinerario tra dune e storia
Un sentiero costiero di 3 km parte dal belvedere di Capo Bianco – la scogliera gessosa gemella della Scala dei Turchi – e scende verso la foce mescolando geologia, archeologia e birdwatching: da un lato la rocca di Eraclea Minoa (teatro greco IV sec. a.C.), dall’altro lo specchio d’acqua dolce dove il Platani si arrende al mare. Munisciti di binocolo: in primavera potresti incontrare culbianchi, upupe e gruccioni che inseguono le libellule lungo il greto. Non ci sono stabilimenti né chioschi: porta con te acqua e rispetto, perché ogni passo imprime una firma su una sabbia modellata da millenni di correnti. Quando il sole cala dietro le colline di aranci di Ribera, il fiume si tinge d’oro e racconta la sua storia di frontiera tra due mondi, invitandoti a tornare… magari di notte, per una passeggiata in compagnia delle stelle e del respiro delle onde.
Curiosità: il “cantiere” naturale delle dune vive
Negli anni ’90 la rimozione di vecchie pinete artificiali, piantate per fermare l’ingressione marina, ha innescato un processo sorprendente: i semi sepolti da decenni hanno germogliato in massa, restituendo un paesaggio dunale dinamico, oggi considerato uno dei pochi esempi di habitat 2110 ancora in espansione in Sicilia. Mentre il vento ridisegna creste e avvallamenti, sulle stesse sabbie la tartaruga Caretta caretta depone regolarmente, segnalando un indice di naturalità rarissimo lungo la costa meridionale. Passeggiando al tramonto non è insolito scorgere le inconfondibili tracce “a trattore” che le madri lasciano tra la battigia e l’area di deposizione.