Un luogo dove la giustizia e il crimine si incontrano | La storia poco conosciuta del tribunale di Palermo

Scopri il tribunale di Palermo dove mafiosi e santi si affrontarono in processi che cambiarono per sempre la giustizia e l’identità dei palermitani.

A cura di Paolo Privitera
19 luglio 2025 21:00
Un luogo dove la giustizia e il crimine si incontrano | La storia poco conosciuta del tribunale di Palermo - Foto: Dedda71/Wikipedia
Foto: Dedda71/Wikipedia
Condividi

L’Edificio simbolo di Giustizia e controversia

Il Palazzo di Giustizia di Palermo, noto anche come “Il Tribunale dei Parlamenti”, fu inaugurato nel 1912 in stile eclettico, voluto come emblema del potere statale nella Sicilia post-unitaria. Situato in Piazza Vittorio Emanuele Orlando, la sua facciata imponente e i corridoi eleganti nascondevano però un passato controverso. Qui, tra le sue mura, hanno avuto luogo processi che hanno segnato la storia nazionale: nelle sue aule si sono seduti magistrati leggendari come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simboli della lotta alla mafia. La costruzione stessa divenne un simbolo di speranza e terrore, un'architettura che rifletteva la nobiltà della legge ma anche la paura di chi sfidava poteri occulti.

Fabbricato, potere e mafia: un binomio letale

Nel corso del XX secolo il tribunale palermitano fu teatro di svolte epocali: nel 1986 si tenne il celebre “Maxiprocesso”, che portò alla condanna di 400 mafiosi, ponendo l'istituzione giudiziaria di Palermo al centro del contrasto alla criminalità organizzata. Quel processo, apertosi al palazzo, rappresentava una sfida alle cosche, un episodio che mobilitò l’opinione pubblica e fece tremare i mafiosi in Sicilia. Ma il tribunale visse anche tragiche controffensive: falcone e borsellino, pur non processati lì in persona, operarono spesso tra quelle aule e patirono il prezzo della loro lotta. Quel luogo è rimasto simbolo del sacrificio e della morte per mano mafiosa.

Il conflitto tra corruzione e fede

Accanto alla storia criminale, il Palazzo di Giustizia vide altri protagonisti: non solo mafiosi, ma santi laici come Falcone, che nella sua testimonianza al Maxiprocesso disse: “Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio.”
Questo contrasto tra chi ha sfidato la mafia e chi ne è stato vittima rende il Tribunale un palcoscenico di eroismo e fede civile, dove la legalità veniva difesa a costo della vita. Le aule del tribunale hanno ascoltato urla, lacrime, applausi, e hanno visto palermitani piangere di dolore e speranza.

Architettura, memoria e resilienza urbana

Il palazzo, costruito su progetto dell’architetto Enrico Basile, mescola stili neoclassici e liberty, con colonne di marmo, intarsi e vetrate artistiche. Tuttavia, dopo le stragi del 1992, l’edificio fu modificato per potenziare sicurezza e accessibilità. Oggi chi cammina nei suoi corridoi avverte un senso di sacralità civile, un luogo che unisce memoria collettiva e resilienza urbana: testimoniando non solo il lutto del passato, ma anche la forza dei palermitani di resistere e costruire un futuro migliore.

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Il Fatto di Sicilia sui social