Antiche rovine o qualcosa di più: Castelluccio di Noto e il mistero che ha stupito gli esperti
Scopri Castelluccio di Noto: il sito eneolitico con tombe a cupola e corridoio, portali scolpiti e la cultura misteriosa dei Castellucciani.

Nel cuore degli Iblei, a pochi chilometri da Noto e Palazzolo Acreide, si cela un tesoro preistorico che sta riaccendendo l’interesse mondiale: il sito eneolitico di Castelluccio di Noto. Scoperto nel 1890 dall’archeologo Paolo Orsi, questo villaggio fortificato, risalente alla fine dell’Età del Bronzo (XIX–XV secolo a.C.), presenta oltre 200 tombe a grotticella artificiale scavate nella roccia calcarea della famosa “Cava della Signora”.
Tra queste tombe spicca la cosiddetta “Tomba del Principe”, caratterizzata da un imponente prospetto scolpito nella roccia con quattro (oggi tre) lesene pilastrate. Diverse tombe includono un dromos a corridoio, portali e cupole ipogee, unendo caratteristiche costruttive uniche nella Sicilia preromana.
Un villaggio sacro che parla ancora oggi
Il sito non è solo una necropoli: l’abitato preistorico sorge su uno sperone roccioso difeso naturalmente, configurando una vera e propria acropoli fortificata, da cui si dominano le dolci valli del Tellaro. I resti di capanne (in legno e argilla) sono chiaramente visibili nell’area abitativa superiore, mentre le pratiche funerarie riflettono una cultura sofisticata: le tombe erano sigillate con lastre litiche scolpite a spirale, oggi esposte nel Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa.
Perché devi visitarlo ora
Il sito è visitabile senza prenotazione: bastano scarpe da trekking e acqua per affrontare i sentieri nella vegetazione mediterranea. Non ci sono cartelli esplicativi: troverai la necropoli, le tombe cupolari e portali ipogei in un contesto selvaggio che trasmette un'emozione ancestrale.
Questo luogo rappresenta una testimonianza straordinaria di una Sicilia autonoma, antica e misteriosa, prima ancora della dominazione greca. I reperti ceramici, in bronzo e i famosi portelli spirali attendono solo di essere riscoperti... e tu puoi farlo ora.
Curiosità
La “Cultura di Castelluccio” (2200–1400 a.C.) prende il nome proprio da questo sito. Secondo studi (Bernabò Brea), questa cultura prosperava senza il metallo, basandosi su selce, agricoltura e pastorizia, e usava schemi spiraliformi nei portali tombali per simboli rituali di rinascita. I portelli scolpiti, presenti nelle tombe 22, 31 e 34, mostrano raffigurazioni spiraliformi antropomorfe, interpretate come ideogrammi religiosi legati al culto della fertilità e al passaggio verso l’aldilà.