Dopo la distruzione, la rinascita: la Basilica palermitana passata da magione templare a roccaforte teutonica

A Palermo la Magione svela origini normanne, cavalieri, bombe del 43 e rinascita: un viaggio tra fede, pietra e curiosità sorprendenti.

A cura di Paolo Privitera
21 agosto 2025 21:00
Dopo la distruzione, la rinascita: la Basilica palermitana passata da magione templare a roccaforte teutonica - Foto: Matthias Süßen/Wikipedia
Foto: Matthias Süßen/Wikipedia
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Origini normanne e fondazione

La Basilica della Santissima Trinità del Cancelliere, nota ai palermitani come “La Magione”, nacque nel 1191 per volontà di Matteo d’Aiello, cancelliere del Regno, che donò ai monaci cistercensi un terreno poco fuori le mura. Il progetto, in pietra calcarenite dorata, mostra architettura arabo-normanna: archi a sesto acuto intrecciati, colonne monolitiche e absidi scolpite come merletti. L’intero complesso – chiesa, chiostro e foresteria – venne concepito come bastione spirituale a tutela del vicino porto e della via per Messina, simbolo di quel sincretismo che rese Palermo faro del Mediterraneo medievale.

Da magione templare a roccaforte teutonica

Nel 1197 l’imperatore Enrico VI di Svevia espulse i cistercensi e affidò il complesso all’“Ordo Hospitalis Sanctae Mariae Teutonicorum Jerusalem”: nacque così la Magione dei Cavalieri Teutonici, spesso (impropriamente) associata ai Templari per la sua funzione di mansio militare e ospedaliera. Qui si addestravano i cavalieri diretti in Terrasanta, si proteggevano pellegrini e si amministravano vasti feudi siciliani. La commenda, retta da un Precettore Generale di Sicilia, divenne presto la più ricca dell’Ordine nell’isola; non a caso “Magione” deriva da mansionis, casa-fortilizio dei frati guerrieri.

Distruzioni, bombe e rinascita

Nei secoli la basilica subì rimaneggiamenti barocchi – portale settecentesco, loggiato neoclassico – che l’architetto Francesco Valenti rimosse nel 1920 per riportarla al romanico originario. Ma il colpo più duro arrivò il 9 maggio 1943, quando i bombardamenti alleati su Palermo squarciarono abside, navate e chiostro. Le macerie restarono a cielo aperto fino al 1946; poi un lungo restauro (guidato dalla soprintendenza fino al 1955) ricompose pietra su pietra, ricostruì le coperture lignee e pose l’organo sul nuovo soppalco. Oggi la Magione campeggia in piazza omonima, fulcro di eventi culturali estivi che mescolano liturgia, jazz e street-art, esempio emblematico di resilienza palermitana

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