Il cuore pulsante della città cela qualcosa di incredibile: il bazar catanese tra pesce e urla

Nel cuore di Catania pulsa la Piscarìa, il mercato del pesce più vivo di Sicilia: storia, colori, tradizione e segreti ancora attuali.

A cura di Paolo Privitera
20 agosto 2025 12:00
Il cuore pulsante della città cela qualcosa di incredibile: il bazar catanese tra pesce e urla - Foto: Berthold Werner/Wikipedia
Foto: Berthold Werner/Wikipedia
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Un bazar catanese tra pesce e grida

La Piscarìa è più di un mercato: è l’anima viva di Catania, un rituale che si ripete ogni mattina sotto gli occhi di residenti e turisti. Questo storico mercato ittico, noto anche come “mercato della Pescheria”, sorge alle spalle di Piazza Duomo, tra viuzze laviche e archi in pietra scura.

Nato nel XIX secolo, questo luogo è diventato uno dei mercati più famosi e fotografati del Sud Italia, per l’energia caotica, l’abbondanza del pescato e le voci colorite dei venditori.

Un mercato nel cuore della città romana

Il mercato della Piscarìa si sviluppa proprio sopra i resti della città romana di Catania. La zona fu infatti un crocevia commerciale già in epoca imperiale. Camminando tra i banchi, è possibile vedere, sotto alcune grate, l’acqua del fiume Amenano, che scorre nel sottosuolo da secoli.

Il fiume, nascosto dall’eruzione del 1669, riaffiora proprio in questa zona, dove si fonde con il folklore e la vendita del pesce fresco, creando uno scenario urbano unico al mondo.

I riti e le urla dei venditori catanesi

Ogni mattina, la Piscarìa si anima con le grida teatrali dei venditori, in dialetto catanese stretto: un mix di canto, promozione e competizione. “Pisci friscu!”, “A masculinu!”, “Chi civetta c’è oggi!”: questi richiami sono parte del patrimonio orale della città.

Il mercato è una forma di spettacolo popolare, che si tramanda da generazioni. I venditori spesso occupano gli stessi spazi occupati dai loro padri e nonni, in una continuità familiare e urbana rara nel panorama italiano.

Dalla spigola al tonno: un tesoro di biodiversità

La Piscarìa è anche un piccolo atlante della biodiversità marina dello Ionio. Tra le bancarelle si trovano: spigole, orate, scorfani, seppie, calamari, tonni, acciughe, vongole, e anche prodotti meno comuni come murene o ricci di mare.

Il pesce viene venduto fresco di giornata, spesso pescato la notte stessa da barche ormeggiate nei porti di Ognina o Aci Trezza. La tracciabilità è orale, diretta: chi vende conosce chi pesca, e il cliente spesso conosce entrambi.

Un luogo in bilico tra tradizione e turismo

Negli ultimi decenni, la Piscarìa è diventata un’attrazione per turisti, ma ha conservato il suo carattere autentico. I catanesi continuano a frequentarla per fare la spesa, mentre i visitatori ne restano affascinati per il folclore.

Alcuni temono che la spettacolarizzazione ne cambi la natura, ma il mercato ha saputo resistere agli stravolgimenti, conservando il suo spirito commerciale e culturale.

Curiosità

Pochi sanno che la Piscarìa è l’unico mercato in Italia costruito sopra un fiume scomparso alla vista. Il fiume Amenano, che oggi scorre sotterraneo, esce alla luce solo in due punti: la famosa Fontana dell’Amenano, proprio davanti alla Pescheria, e nei sotterranei del mercato stesso, visibili da alcune grate sul selciato.

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