Il Ritorno di Artemide: la statua bronzea e i segreti del Museo di Gela

Scopri il Museo Archeologico di Gela: bronzi di Artemide, elmo corinzio e monete sacre. Un viaggio nel cuore dell’antica colonia greca!

A cura di Paolo Privitera
26 agosto 2025 15:00
Il Ritorno di Artemide: la statua bronzea e i segreti del Museo di Gela - Foto: Rjdeadly/Wikipedia
Foto: Rjdeadly/Wikipedia
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Il tesoro nascosto accanto all’Acropoli

A Gela, nel cuore della Sicilia meridionale, proprio accanto all’antica acropoli fondata nel 688 a.C. dai coloni greci provenienti da Rodi e Creta, si trova uno dei luoghi più affascinanti e meno conosciuti del patrimonio archeologico italiano: il Museo Archeologico Regionale di Gela. Costruito nel 1955 e inaugurato ufficialmente nel 1958, questo museo sorge in un’area di grande rilevanza storica e paesaggistica, immersa tra i resti della Gela arcaica e classica. La sua collezione permanente comprende oltre 4.200 reperti archeologici, tra ceramiche finemente decorate, utensili in bronzo, monete antiche e oggetti votivi, provenienti dagli scavi effettuati nella zona dell’acropoli, nel sito del porto greco di Bosco Littorio e nelle vaste necropoli che circondano la città antica.

Tra i tesori più suggestivi esposti spicca una straordinaria serie di statue in bronzo dedicate ad Artemide, la dea della caccia e protettrice della natura selvaggia. Queste sculture, risalenti al IV secolo a.C., raffigurano la divinità affiancata da animali simbolici del suo culto, come cervi slanciati, cani da caccia e uccelli silvestri. Collocate con maestria nella cosiddetta “sala dei bronzi”, le statue colpiscono per la vitalità delle forme e la bellezza del dettaglio, esaltate ancora oggi dal bagliore caldo e dorato della tecnica della fusione a cera persa. Tale metodo, di tradizione ellenica, testimonia l’elevato livello artistico raggiunto dagli artigiani locali, capaci di assimilare e reinterpretare in chiave siceliota l’estetica greca classica.

Il mito al centro tra vasi e monete

Ma le meraviglie del museo non si esauriscono con le sculture bronzee. Tra le vetrine spiccano oggetti di grande valore storico e simbolico, come un elmo corinzio perfettamente conservato, rinvenuto in un contesto funerario, e i resti frammentari di una nave greca affondata nel porto antico, forse durante una tempesta o in seguito a un attacco pirata. Accanto a questi reperti si trovano ceramiche attiche a figure nere e rosse, decorate con scene mitologiche, episodi di simposio e immagini di vita quotidiana, che ci restituiscono uno spaccato vivido della società greca in Sicilia. Le monete esposte provengono non solo da Gela, ma anche da altre colonie siceliote come Akragas, Siracusa e Camarina, offrendo un panorama numismatico ricco e variegato che racconta i rapporti economici e culturali della polis con il resto del Mediterraneo.

Il ritrovamento delle statuette di Artemide, in particolare, ha aperto nuove prospettive interpretative sulla religiosità dei coloni greci in Sicilia. Gli studiosi ipotizzano che la dea fosse venerata non solo come cacciatrice, ma anche come divinità tutelare dei villaggi costieri, dei pescatori e degli agricoltori. Alcuni reperti votivi, rinvenuti in contesti domestici e in piccoli santuari rurali, fanno pensare che le statue venissero offerte in segno di devozione, per invocare la protezione dei raccolti e la benevolenza dei mari. Riti propiziatori, probabilmente celebrati in cappelle private o in altari familiari, rafforzavano il legame tra religione e vita quotidiana, tra mito e realtà. Il museo, dunque, non è solo uno scrigno di antichità, ma anche uno specchio della spiritualità e della cultura di una civiltà che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’isola.

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