La montagna siciliana che sfida il tempo: tra riti e alberi millenari

Monte Altesina: querce secolari, sentieri sacri e grotte millenarie tra natura, storia araba e riti antichi dei Monti Erei.

A cura di Paolo Privitera
23 agosto 2025 15:00
La montagna siciliana che sfida il tempo: tra riti e alberi millenari - Foto: Davide Mauro/Wikipedia
Foto: Davide Mauro/Wikipedia
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Il cuore verde dei monti Erei

Circa 1 192 metri sopra il livello del mare, Monte Altesina (detto anche Mons Aereus) è la vetta più alta dei Monti Erei, con una doppia cima che domina l’intera Sicilia centrale e persino l’Etna, i Nebrodi e le Madonie. Qui, tra Leonforte e Nicosia, sorge una riserva naturale orientata di 744 ettari, istituita nel 1997 per preservare una lecceta spontanea in cui si mescolano querce sempreverdi (Quercus ilex) e caducifoglie come roverella, sughera e roverella virgiliana. Il sottobosco è un mosaico di ciclamini, prugnolo, pungitopo e felci, abitato da picchio rosso maggiore, sparviere, poiana, volpe, gatto selvatico, ramarro occidentale e vipere, che testimoniano una biodiversità rara nel cuore dell’isola.

Archeologia, eremiti e segni di antico culto

Non solo natura: la cima custodisce tracce di insediamenti dall’età del Bronzo all’epoca tardo normanna: tombe rupestri, grotte funerarie, cisterne e un piccolo monastero medievale noto come Cummintazzu, riedificato nel XII secolo da monaci eremiti. Durante il periodo arabo, il Monte Altesina fu utilizzato come punto trigonometrico per dividere la Sicilia in tre valli (Demone, Mazara e Noto), noto al geografo Al Idrisi già nel 1154. In cima, i resti di muri, canali, fori misteriosi e una iscrizione cufica suggeriscono la presenza di un antico santuario ctonio, forse dedicato a culti agro-paganeggianti.

Curiosità

Si racconta che nei tramonti autunnali, quando la nebbia avvolge le cime, i camminatori avvertono suoni di campane lontane e vocalizzi di uccelli notturni, un’eco che alcuni attribuiscono ancora alla presenza di eremiti medievali o ai rituali ancestrali venerati sulle rocce sacre. Se cammini piano, potresti udire il richiamo dell’upupa, interpretato come un ponte tra il passato e il presente di questo monte dove natura, sacro e mistero si intrecciano da millenni.

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