Quando il verde cela un monumento straordinario, il castello e la torre a Palermo che nessuno conosce
Scopri il Castello dell’Uscibene a Palermo: storia arabo‑normanna, restauri, misteri e una curiosità sorprendente!

Un gioiello Arabo‑Normanno a Palermo
Il Castello dell’Uscibene, noto anche come Palazzo Scibene, è un gioiello arabo-normanno del XII secolo, situato nel quartiere Altarello di Baida a Palermo, oggi purtroppo in parziale abbandono. Originariamente concepito come pavilion di delizia per re e arcivescovi, il complesso si erge su due livelli: uno inferiore, dominato da un ampio iwan con volte a crociera e nicchie decorate da “muqarnas” tipici, e uno superiore, dove spicca la cappella con volte lignee e archi ogivali. L’intero luogo era immerso nel verde rigoglioso del Genoardo, il famoso giardino reale, crocevia di natura e architettura, destinato al riposo estivo dei palermitani influenti.
Abbandono, restauri e rinascita
Il monumento ha attraversato secoli di trasformazioni: nel 1177 Guglielmo II lo donò alla Curia di Palermo, poi passò ai gesuiti, a famiglie nobili e infine ai De Caro. Negli anni ’20 vennero eseguiti restauri, in particolare alla cappella; nel 1928 sotto la direzione di Francesco Valenti si consolidò la struttura. Solo di recente, tra il 2017 e il 2021, si sono aperte speranze di recupero: evento “Le Vie dei Tesori”, vincoli FAI e lavori da parte della Regione con un finanziamento di 635 000 € per consolidamento, archeologia e restauro del contesto.
Una torre d'amore
Tra le leggende locali, si narra che il nome “Uscibene” (o Scibene) derivi da una sorgente sacra, la Xibene, che alimentava una peschiera annessa al palazzo, trasformandola in un luogo di ristoro e romanticismo. Altri raccontano di matrimoni vivaci tra i nobili palermitani proprio nell’ombra dell’iwan, con fruscio d’acqua e cieli stellati a fare da testimoni nuziali. Oggi la vegetazione avvolge il complesso, trasformandolo in un suggestivo scenario da favola per i romantici e gli amanti dell’ignoto.
Curiosità
Durante gli scavi del 2014, gli archeologi scoprirono resti dell’antico opus reticulatum, una tecnica romana rara in Sicilia: indizio di strutture pre-normanne – forse un ninfeo o un padiglione di piacere era romano – ora inglobato nel complesso arabo-normanno.