Un luogo a Siracusa che pochi conoscono davvero: il Bosco di Baulì e l'incredibile scoperta archeologica

Scopri il Bosco di Baulì, un’oasi di lecci secolari e dimore rupestri islamiche nel cuore degli Iblei. Natura e storia da toccare.

A cura di Paolo Privitera
18 agosto 2025 15:00
Un luogo a Siracusa che pochi conoscono davvero: il Bosco di Baulì e l'incredibile scoperta archeologica - Foto: maubarbagallo/Wikiloc
Foto: maubarbagallo/Wikiloc
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Il Bosco di Baulì: foresta di lecci secolari

Immerso tra i profili dolci dei Monti Iblei, a pochi chilometri da Palazzolo Acreide, il Bosco di Baulì è un’autentica isola di biodiversità che ti sorprenderà: un luogo quasi magico, dove la natura regna incontaminata e antichi lecci si ergono come guardiani del tempo. Qui, camminare tra i sentieri significa percepire l’eco delle stagioni, il profumo del sottobosco e la leggenda che aleggia tra gli alberi monumentali.

Il bosco sviluppa i suoi rami attorno a una profonda cava naturale scavata nel corso dei millenni da un ruscello, oggi denominato “Ddieri di Baulì”, un complesso geologico straordinario con inghiottitoi, grotte e alberi secolari. È considerato un SIC (Sito di Interesse Comunitario) per la sua ricca flora, composta da lecci, sughere, allori e un sottobosco rigoglioso, e per la fauna autoctona di piccoli mammiferi e uccelli. Chi percorre i circa 6 km del sentiero anello, tra radure e canyon, incontra un paesaggio che sa di primitivo.

Conservazione e bellezza

Il Bosco di Baulì è un luogo da preservare: l’intervento umano qui è minimo, ed è proprio questo a garantire la sua autenticità. Il rischio incendi dolosi e gli incendi accidentali rappresentano una minaccia costante . Visitandolo e raccontandolo, contribuisci a renderlo un patrimonio da difendere. Oggi esistono iniziative di trekking organizzato, anche a cavallo, con escursioni guidate che toccano i punti chiave della cava e gli scorci più suggestivi.

Curiosità

Una scoperta archeologica recente ha reso il Bosco di Baulì ancora più affascinante: nei pressi del torrente sono state ritrovate abitazioni rupestri risalenti al periodo islamico. I cosiddetti “Ddieri” (o Dieri) sono grotte scavate nella roccia calcare, utilizzate come rifugi domestici e stalle per animali. Il Ddieri Grande, Ddieri Piccolo e un terzo più piccolo sono tra i meglio conservati in tutta l’area iblea. Questa testimonianza rivela usi del territorio risalenti a oltre mille anni fa, quando la valle costituiva un esempio di coabitazione tra uomo e natura.

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