Il borgo che è un labirinto arabo tra storia e pietra: un angolo di Sicilia che nessuno ha mai visto
Scopri Sutera: vicoli chiaramontani, artigiani d’un tempo e un presepe vivente capace di restituire la magia del passato.

Il quartiere Rabato: un labirinto arabo tra storia e pietra
Nel cuore medievale di Sutera, incastonato tra le rocce dei Monti Sicani, si snoda il quartiere Rabato, un gioiello urbanistico dal chiaro impianto arabo. Le sue viuzze strette, le case basse in gesso bianco, i cortili chiusi e i tetti in coppi creano un labirinto affascinante e disorientante, specchio di un tempo in cui le comunità musulmane convivevano con quelle cristiane. Il toponimo stesso, "Rabato", richiama il termine arabo ribat, ovvero "borgo fortificato", e segna l’identità millenaria di questo luogo sospeso nel tempo.
Proprio in questo reticolo di silenzio e pietra sorge la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta, struttura del XIII secolo, e il Convento dei Carmelitani, oggi sede del Museo Etno‑Antropologico. Qui si conservano oggetti della vita quotidiana del passato: aratri in legno, telai a mano, utensili di forgiatura, statue lignee e immagini votive. Ogni angolo del museo restituisce la dimensione profondamente agricola e artigiana di Sutera, dove ogni famiglia era custode di saperi tramandati da generazioni. Passeggiare oggi nel Rabato è come sfogliare un libro di storia vissuto, dove i rumori della città si spengono e restano solo i passi sulle pietre, l’odore della calce e il vento che sussurra tra le pareti antiche.
Il Presepe Vivente: magia, memoria e artigianato del passato
Nel periodo natalizio, il Rabato si trasforma in una scenografia teatrale a cielo aperto, dando vita a uno dei presepi viventi più suggestivi dell’intera Sicilia, riconosciuto con Denominazione Comunale d’Origine (De.Co.). L’evento coinvolge l’intero borgo: più di 100 figuranti in abiti d’epoca interpretano oltre 40 scene di vita quotidiana d’inizio Novecento, riproducendo con straordinaria accuratezza antichi mestieri come il fornaio, il contadino, la tessitrice, il ramaio e il venditore ambulante. Le case si aprono, i cortili si animano, e le strade si riempiono del calore dei falò, del profumo di pane appena sfornato e delle voci dei visitatori incantati.
Ma non si tratta solo di una rappresentazione sacra: il Presepe di Sutera è anche un documentario vivente, che recupera e restituisce alla memoria collettiva le radici contadine del territorio. Le scene si alternano in un percorso guidato che culmina con l’arrivo della Sacra Famiglia alla Chiesa Madre, accolta da musiche, canti popolari e, infine, la celebrazione della Santa Messa di mezzanotte. L’intera comunità partecipa attivamente: le famiglie prestano le proprie abitazioni, i ragazzi recitano, gli anziani tramandano ricette e gesti antichi. È un presepe che vive davvero, dove la fede si intreccia con l’identità locale in una festa collettiva autentica e senza tempo.