Il Castello che sfidò re e pirati, a Montechiaro la fortezza leggendaria che nasconde curiosità incredibili

Il Castello di Montechiaro, fortezza dei Tomasi: mura medievali, reliquie sacre e leggende che ancora avvolgono Palma di Montechiaro.

22 settembre 2025 18:00
Il Castello che sfidò re e pirati, a Montechiaro la fortezza leggendaria che nasconde curiosità incredibili - Foto: Attilios/Wikipedia
Foto: Attilios/Wikipedia
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Una fortezza nata dalla devozione e dalla guerra

Sulla frastagliata costa meridionale della Sicilia, là dove il Mar Mediterraneo si infrange contro falesie di tufo dorato, si erge il Castello di Montechiaro, sentinella silenziosa di Palma di Montechiaro. Costruito nel lontano 1353 da Federico III Chiaramonte, il maniero nacque come baluardo difensivo per proteggere la popolazione dalle continue incursioni saracene che, in quei secoli, devastavano i villaggi costieri in cerca di bottino e schiavi. La posizione strategica, arroccata su un promontorio a picco sul mare, permetteva di dominare l’intero litorale agrigentino, offrendo ai soldati una visuale privilegiata per avvistare le vele nemiche all’orizzonte.

Con il trascorrere del tempo, il castello cessò di essere solo un avamposto militare e divenne residenza signorile della nobile famiglia Tomasi di Lampedusa, destinata nei secoli successivi a legare indissolubilmente il proprio nome alla letteratura italiana. Fu proprio qui che i Tomasi apportarono importanti modifiche: cortili interni decorati, cappelle per le funzioni religiose e mura merlate che univano solennità e difesa. Ancora oggi, passeggiando tra i suoi corridoi, si percepisce l’eco di un’epoca in cui il confine tra fede e guerra era sottile, e la stessa architettura rifletteva la devozione a Dio e la paura del nemico.

Intrighi nobiliari e leggende tra le mura

Nei secoli successivi, il castello non fu soltanto un rifugio dalle minacce esterne, ma anche palcoscenico di intrighi e alleanze che segnarono la storia della Sicilia baronale. Le cronache parlano di matrimoni combinati e giuramenti segreti che avvenivano nelle sale più interne, lontano da occhi indiscreti. Proprio tra queste mura nacquero i legami che resero celebre la casata dei Tomasi, dalla quale discese Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del celebre romanzo Il Gattopardo.

Secondo le testimonianze tramandate, dalla torre principale si poteva scrutare il mare fino all’orizzonte: bastava scorgere una vela sospetta perché il suono delle campane d’allarme risuonasse lungo tutta la costa, avvertendo i contadini e i pescatori sparsi nelle campagne. Durante le notti di tempesta, i fulmini illuminavano le alte mura spesse oltre due metri, capaci di resistere a secoli di assedi, cannonate e terremoti. Questo equilibrio tra potere e fragilità ha fatto del Castello di Montechiaro una testimonianza viva della storia medievale siciliana, sospesa tra gloria e rovine, mito e realtà.

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