L’impianto che trasformò un borgo in polo industriale: misteriosa raffineria siciliana
La Raffineria di Gela: da polo petrolifero a bioraffineria green. Storia, crisi e curiosità del simbolo industriale della Sicilia.


L’impianto che trasformò un borgo in polo industriale
Negli anni ’60, la tranquilla Gela, affacciata sul canale di Sicilia e nota fino ad allora per le sue antiche vestigia greche e le spiagge dorate, si trovò al centro di una trasformazione epocale. La scoperta di giacimenti di petrolio nel sottosuolo gelese spinse l’ENI, guidata da Enrico Mattei, a realizzare uno dei complessi petroliferi più grandi e moderni d’Europa. L’apertura della Raffineria di Gela cambiò radicalmente la vita del borgo: migliaia di persone, provenienti non solo dalla Sicilia ma anche dal resto d’Italia, accorsero in cerca di lavoro.
L’impatto fu immediato e visibile: le torri di distillazione e le imponenti ciminiere divennero il nuovo profilo della città, sostituendo la silhouette delle chiese barocche e delle colline costiere. Le fiaccole perenni, usate per bruciare i gas in eccesso, trasformarono il cielo notturno di Gela in uno spettacolo di luci rosse e arancio, visibile a chilometri di distanza. Ma insieme alla ricchezza arrivarono anche i problemi ambientali: emissioni nell’aria, inquinamento del mare e criticità sanitarie segnarono profondamente la vita quotidiana degli abitanti, dividendo per sempre l’opinione pubblica tra chi vedeva nella raffineria il simbolo del progresso e chi la considerava una ferita aperta nel territorio.
Crisi, riconversione e il futuro “verde”
Dopo decenni di attività ininterrotta, il settore petrolifero iniziò a mostrare segni di declino: i giacimenti si riducevano, i costi salivano e le normative ambientali diventavano sempre più stringenti. Negli anni Duemila la raffineria affrontò forti contestazioni ecologiste e crisi occupazionali, fino alla decisione storica del 2014: chiudere l’impianto e avviare una riconversione radicale. L’obiettivo era trasformare quel colosso industriale in una bioraffineria all’avanguardia, capace di produrre biocarburanti a partire da oli vegetali esausti, grassi animali e scarti agricoli.
Questa evoluzione, completata nel 2019, ha fatto della struttura siciliana un modello europeo di economia circolare: un ex polo petrolifero trasformato in cuore “verde” del Mediterraneo. Oggi la nuova raffineria promette minori emissioni, maggiore efficienza e un futuro più sostenibile per la città e per l’intera regione, segnando un cambiamento che pochi avrebbero immaginato mezzo secolo fa.