Cuore culturale della città: il salotto liberty messinese che nasconde una storia misteriosa
La Galleria Vittorio Emanuele III di Messina è l’unico salotto liberty della Sicilia: simbolo di rinascita dopo il terremoto del 1908.


Nel cuore di Messina, tra piazza Antonello e piazza Duomo, si apre la maestosa Galleria Vittorio Emanuele III, uno dei simboli più eleganti della città. Non è soltanto un luogo di passaggio, ma un vero salotto cittadino, teatro di incontri, cultura e memoria. La sua storia è indissolubilmente legata al terremoto del 1908, che distrusse gran parte della città, trasformandola però in un laboratorio architettonico unico in Italia.
Un gioiello liberty dopo la tragedia
La galleria fu costruita tra il 1924 e il 1929 su progetto dell’architetto Camillo Puglisi Allegra, che si ispirò alla celebre Galleria Umberto I di Napoli e alla Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. L’impianto architettonico segue lo stile eclettico e liberty, con elementi decorativi che ne fanno una delle opere più raffinate del Novecento siciliano.
La struttura si sviluppa su un corpo a croce latina con una copertura in ferro e vetro che inonda di luce gli spazi interni. Le decorazioni floreali, i mosaici pavimentali e i fregi scolpiti rendono la Galleria Vittorio Emanuele III un vero capolavoro dell’arte liberty, testimonianza della rinascita di Messina dopo la catastrofe.
Il cuore sociale e culturale della città
Fin dalla sua inaugurazione, la galleria è stata molto più di un’opera architettonica: è diventata punto d’incontro della borghesia messinese, luogo di passeggiate, caffè eleganti e attività commerciali. Qui hanno trovato spazio cinema, teatri, negozi e locali che hanno contribuito a definire la nuova identità urbana della città.
Oggi rimane uno dei luoghi più frequentati, amato dai messinesi e dai turisti che vi ritrovano l’atmosfera raffinata di un’epoca in cui l’arte e l’architettura si fondevano con la vita quotidiana.