Il convento che domina Enna e nasconde la voce di secoli dimenticati

Ad Enna, un antico monastero domina la città e custodisce segreti incisi nella pietra: un silenzio che racconta secoli di mistero.

18 novembre 2025 15:00
Il convento che domina Enna e nasconde la voce di secoli dimenticati - Foto: Francesco Ciotti da Resuttano/Wikipedia
Foto: Francesco Ciotti da Resuttano/Wikipedia
Condividi

Nel cuore dell’altopiano ennese, dove il vento sferza le mura antiche e il tempo sembra essersi fermato, sorge un luogo che non ama farsi notare. Dietro le sue pareti di pietra chiara, lontano dai clamori del mondo, si cela una storia fatta di preghiera, isolamento e mistero.
Il Monastero di Santa Maria del Popolo è uno di quei luoghi che sembrano appartenere più all’anima che alla geografia: una presenza silenziosa che, da secoli, osserva dall’alto la città di Enna, custode di segreti che pochi hanno davvero compreso.

Un convento, una fortezza, una memoria

Fondato nel XV secolo e ricostruito in epoca successiva, il monastero sorge sulle rovine di un antico edificio fortificato. Inizialmente destinato alle monache benedettine, divenne presto uno dei centri spirituali più importanti della Sicilia centrale. La sua posizione, dominante e isolata, era perfetta per la contemplazione, ma anche per la difesa: il chiostro e le mura esterne rivelano una doppia natura, religiosa e militare, come se la fede avesse dovuto convivere con la paura.
Nel corso dei secoli, il complesso fu ampliato e rimaneggiato fino ad assumere l’aspetto attuale, con un elegante portale barocco e interni sobri, ma carichi di simbolismo. All’interno si trovano opere d’arte sacra, altari marmorei e affreschi che narrano episodi della vita della Vergine e dei santi protettori della città.

Quando la fede incontra la leggenda

Non mancano le storie che avvolgono il monastero di un’aura quasi mistica. Si racconta che nei secoli passati le monache di clausura custodissero reliquie e manoscritti antichi provenienti da altri conventi scomparsi. Alcuni documenti, oggi perduti, parlerebbero addirittura di un sotterraneo che collegava il monastero al vicino Castello di Lombardia, forse un passaggio di sicurezza o un corridoio segreto usato in tempi di pericolo.
Vero o no, il fascino di questo luogo risiede proprio in ciò che non si vede: nei corridoi stretti, nei cortili chiusi, nelle celle che hanno ospitato generazioni di donne dedite al silenzio e alla meditazione. Ogni pietra, qui, sembra trattenere le voci di chi non poteva essere udita.

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Segui Il Fatto di Sicilia