Il fiume che si fece labirinto: dove la natura di Catania nasconde delle curiosità incredibili
Alla foce del Simeto, a sud di Catania, la natura si riprende tutto: dune, acque, uccelli migratori e un passato che riemerge silenzioso.
Tra dune, vento e silenzi d’acqua
A pochi chilometri dal centro di Catania, oltre la Playa e i terreni della Piana, si apre un mondo che sembra dimenticato dal tempo: la Riserva naturale Oasi del Simeto.
Qui, il fiume più lungo della Sicilia orientale abbandona la sua corsa tra colate laviche e campi coltivati, allargando il suo letto in un mosaico di stagni, canneti, sabbie e acque torbide che cambiano colore a seconda della luce.
L’Oasi del Simeto, istituita nel 1984, è uno dei pochi lembi di costa rimasti intatti attorno alla città etnea. È il punto in cui la natura si riprende il respiro, un equilibrio sottile tra il mare Ionio e la terra di lava che per secoli ha modellato il paesaggio catanese.
Camminando tra i sentieri sabbiosi, si percepisce la transizione netta tra la città e l’ambiente naturale: il frastuono scompare, sostituito dal fruscio delle canne palustri e dal richiamo degli aironi. È una frontiera sospesa, dove il fiume e il mare si parlano, mischiando dolcezza e salinità in un confine che cambia ogni giorno.
Il cuore nascosto della Piana di Catania
La riserva si estende per oltre 2.000 ettari e custodisce un ecosistema unico. Le acque del Simeto, alimentate dai monti Nebrodi e dall’Etna, si riversano in un delta naturale che crea stagni e lagune temporanee, rifugio per decine di specie di uccelli migratori: aironi, cavalieri d’Italia, folaghe, germani e fenicotteri trovano qui sosta nei loro lunghi viaggi.
La vegetazione cambia passo dopo passo: dal giunco marittimo alle tamerici, fino ai ginepri delle dune che difendono la costa dal vento. In questo ambiente fragile e prezioso, la biodiversità è protagonista assoluta.
Ma la vera sorpresa è la convivenza dei contrasti. Dietro la tranquillità del paesaggio si nasconde una zona di transizione delicata, dove l’uomo ha lasciato segni antichi e moderni: mulini scomparsi, resti di ponti romani e tracce di canali borbonici testimoniano come il Simeto sia stato per secoli una linea vitale per la pianura catanese.
Chi raggiunge l’Oasi dal Ponte Primosole si trova immerso in un luogo che racconta tutta la geografia dell’isola in pochi chilometri: il mare, la lava, le sabbie, il fiume e le montagne sullo sfondo.