Il palazzo catanese che domina Via dei Crociferi e che nasconde misteri barocchi
Nel cuore del barocco catanese, un collegio gesuitico custodisce racconti nascosti e una vicenda dimenticata!
La facciata che incanta, il palazzo che parla
Nel centro storico di Catania, lungo la scenografica Via dei Crociferi, si erge un edificio imponente: il Collegio dei Gesuiti.
Non appare come semplice struttura religiosa: è un palazzo barocco, nascosto tra le curve delle viuzze, con una scenografica scalinata di accesso, e quattro cortili interni che raccontano intrecci architettonici e spirituali.
Nel prospetto spiccano colonne, loggiati e scorci geometrici che parlano del gusto del XVIII secolo, ma anche della resilienza di una città che dopo il terribile terremoto del Val di Noto del 1693 dovette ricostruirsi quasi da zero.
Questa struttura non è il frutto di un unico progetto: artigiani e architetti come Angelo Italia, Alonzo di Benedetto e Francesco Battaglia parteciparono alla ricostruzione, ognuno imprimendo il proprio linguaggio stilistico.
Spazi nascosti, usi trasformati e stratificazioni storiche
Il Collegio non è mai stato uno spazio monolitico: sin dall’inizio si articola in zone distinte — l’Area Collegii, l’Area Scholarum, e un cortile “rustico” attivo per carichi e servizi. Questo assetto, pur ispirato alle regole gesuitiche del “modo nostro”, presenta particolarità rare, come la presenza di più cortili paralleli, legate alla ricostruzione post-1693.
Durante i decenni l’edificio ha subito trasformazioni funzionali. Dopo la soppressione dei gesuiti nel 1767, parte del collegio divenne un Collegio delle Arti, poi Reale Ospizio di Beneficenza, quindi uffici e scuole. Dal 1968 al 2009, ha ospitato l’Istituto Statale d’Arte di Catania.
Camminando fra i cortili interni si nota un pavimento a ciottoli bianchi e neri, sistemati a strisce, stile ispirato al Borromini: un effetto visivo avvolgente che guida lo sguardo fra porticati e campate, e tradisce l’intreccio fra arte locale e modelli architettonici europei.
L’edificio fa parte del patrimonio UNESCO, inserito nel sito seriale delle Città tardo barocche del Val di Noto, a testimonianza del suo valore storico e urbanistico.