Il respiro nascosto del mare: dove la terra di Catania incontra il suo abisso più antico

Il Golfo di Catania, tra Etna e Ionio, nasconde origini antichissime, fondali vulcanici e una curiosità che pochi conoscono.

17 novembre 2025 21:00
Il respiro nascosto del mare: dove la terra di Catania incontra il suo abisso più antico - Foto: Romgiovanni/Wikipedia
Foto: Romgiovanni/Wikipedia
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Un incontro tra fuoco e mare

C’è un punto in cui la Sicilia orientale smette di essere solo terra, e diventa una linea di frontiera tra lava e acqua. È il Golfo di Catania, una vasta insenatura dell’Ionio che si estende per oltre 30 chilometri tra Capo Campolato e Capo Mulini, abbracciando la città e il suo porto.

A differenza di altre baie mediterranee, il Golfo non è frutto dell’erosione o di antiche fratture marine, ma il risultato dell’attività dell’Etna, che per secoli ha riversato nel mare colate laviche immense, creando coste basaltiche e scogliere nere. Ogni strato di roccia racconta una stagione di fuoco, mentre sotto la superficie marina si estendono fondali sabbiosi e detritici, in cui si alternano sedimenti fluviali e cenere vulcanica.

Il Golfo ha una profondità massima di circa 1.200 metri, e sul suo fondo si trovano depositi lavici antichi che testimoniano la continua espansione del vulcano verso il mare. Qui il respiro dell’Etna non si arresta: invisibile, scivola sotto le acque e ridisegna lentamente la costa di Catania.

Porto, correnti e segreti del litorale

Sul margine occidentale del Golfo sorge il Porto di Catania, cuore pulsante dei traffici commerciali sin dall’età aragonese. Le antiche colate del 1669, spinte fino al mare, modificarono per sempre la morfologia costiera: il fronte lavico, solidificandosi, creò nuove piattaforme che resero necessario ridefinire le linee di ancoraggio.

Oggi la costa alterna tratti sabbiosi e lavici. A sud, la Playa di Catania distende chilometri di sabbia dorata, mentre a nord la linea si fa scura e frastagliata fino alle scogliere di Ognina e Aci Castello. Le correnti marine sono influenzate sia dai venti di scirocco sia dalle variazioni di densità legate alle acque fluviali del Simeto, che si getta nel Golfo a sud della città.

Sotto la superficie, la vita pullula: posidonie, coralli bianchi, spugne e piccoli cefalopodi trovano rifugio tra le fessure delle rocce laviche, mentre i fondali sabbiosi ospitano rombi, triglie e seppie. È un ecosistema complesso e fragile, dove il vulcano e il mare convivono da millenni in una tregua apparente.

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