Un monumento sopravvissuto a secoli di distruzioni: a Catania custodisce una leggenda silenziosa dietro le sue mura

Nel cuore di Catania, la Chiesa di San Domenico ha resistito a crolli e rinascite. Tra storia, arte e una curiosità che pochi conoscono.

18 novembre 2025 12:00
Un monumento sopravvissuto a secoli di distruzioni: a Catania custodisce una leggenda silenziosa dietro le sue mura - Foto: Effems/Wikipedia
Foto: Effems/Wikipedia
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Un monumento sopravvissuto a secoli di distruzioni

Tra le pieghe più antiche di Catania barocca, nascosta in piazza San Domenico, si erge una costruzione che racconta sette secoli di sopravvivenza.
La Chiesa di San Domenico, parte di un più vasto complesso conventuale, è una delle testimonianze più autentiche della ricostruzione settecentesca della città dopo il disastroso terremoto del 1693.

Fondata nel XV secolo dai padri domenicani, la chiesa originale era tra le più importanti del centro medievale, ma venne quasi interamente distrutta dalle scosse e dalla successiva eruzione dell’Etna, che gettò cenere e pietre anche sul cuore urbano.
Dalle rovine, nel Settecento, i frati vollero ricostruirla in posizione dominante, su un’area che affacciava direttamente sulla città rinata: una scelta simbolica, quasi una sfida alle forze che l’avevano abbattuta.

Oggi la facciata sobria, in pietra bianca e lavica, si staglia fra i vicoli che conducono al mare e alle antiche mura. Ogni elemento architettonico — lesene, timpani, finestre ovali — rivela il gusto del barocco tardo catanese, ma la vera forza del luogo è la memoria, rimasta intatta nonostante secoli di trasformazioni.

La rinascita del convento e la vita nascosta tra i chiostri

Accanto alla chiesa si estendeva il Convento di San Domenico, un tempo vastissimo, con chiostri, dormitori e sale di studio.
Qui vissero e operarono figure di spicco dell’ordine domenicano in Sicilia, che fecero della struttura un centro di cultura religiosa e di insegnamento teologico.

Nei secoli, il convento subì soppressioni, espropri e riusi civili: fu persino destinato a funzioni militari e amministrative durante l’Ottocento.
Nonostante ciò, una parte significativa delle sue strutture è ancora riconoscibile, e il complesso rimane una testimonianza chiave dell’urbanistica conventuale post-barocca catanese.

Entrando nella chiesa, lo sguardo è catturato dal soffitto ligneo, dagli altari laterali in marmo e dalle tele settecentesche che decorano le cappelle.
Sulle pareti, gli stemmi domenicani e le iscrizioni in latino raccontano la presenza di antiche confraternite e il legame profondo tra fede e sapere.
L’atmosfera è sospesa: tra silenzio e penombra, la pietra lavica sembra trattenere l’eco delle preghiere di chi, per secoli, vi cercò rifugio dopo le eruzioni e i terremoti.

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