A Messina esiste un'incredibile ricetta nata dal mare e dalla fame: ecco quale
Nato come piatto povero a Messina, il pidone è diventato un simbolo siciliano: semplice, genuino e pieno di storie da raccontare.
Ci sono cibi che non si assaggiano solo con la bocca, ma anche con la memoria. Tra i profumi più autentici che ancora oggi raccontano la Sicilia vera, c’è il pidone, una delle specialità più amate della tradizione gastronomica messinese. Nato come piatto povero, frutto dell’ingegno popolare, nel tempo è diventato una delle icone dello street food siciliano, presente in rosticcerie, feste e tavole familiari. Dietro la sua semplicità si nasconde una storia fatta di sapori, lavoro e identità.
Dalle cucine di casa alle strade della città
Il pidone (o “piduni”, come lo chiamano affettuosamente i messinesi) è una mezzaluna di pasta lievitata farcita con pochi ingredienti, ma scelti con cura: scarola o bietole, pomodoro, acciughe e formaggio filante. Viene cotto al forno fino a doratura, anche se esiste una variante fritta, più ricca e golosa.
La sua origine risale ai primi decenni del Novecento, quando le donne delle famiglie operaie lo preparavano per i mariti che lavoravano nei cantieri o nei porti. Era un modo per offrire un pasto completo, economico e facilmente trasportabile. Con il passare degli anni, il pidone è uscito dalle case ed è diventato protagonista della rosticceria messinese, simbolo di convivialità e tradizione.
Il segreto di un gusto che non tramonta
Dietro ogni pidone perfetto c’è una regola precisa: l’impasto deve essere sottile ma resistente, la chiusura sigillata con cura per trattenere i profumi, e la cottura lenta per lasciare il ripieno morbido e saporito. Ogni rosticciere custodisce la propria versione, e c’è chi aggiunge prosciutto, mozzarella o persino melanzane.
Ma ciò che rende il pidone unico non è solo la ricetta, è il suo legame con la città. È il profumo che accompagna le passeggiate serali sul lungomare, il sapore delle domeniche d’inverno, il ricordo dei nonni che lo portavano in tavola avvolto in carta oleata. È un gesto quotidiano che sa di casa, anche quando casa è lontana.