I mulini incredibili: l’ingegno nascosto che faceva respirare Siracusa
I mulini di Galerme, alle porte di Siracusa, raccontano l’ingegno antico che faceva vivere la città grazie alla forza dell’acqua.
Appena fuori Siracusa, tra la vegetazione e le rocce che accompagnano l’antico corso dell’acqua, si nascondono i mulini di Galerme. Oggi silenziosi e in parte inghiottiti dal tempo, questi antichi edifici raccontano una storia fatta di lavoro, ingegno e vita quotidiana.
Non si tratta solo di vecchi ruderi: sono le tracce di un sistema idraulico straordinario, costruito con intelligenza e precisione secoli fa, quando la forza dell’acqua era una delle poche energie davvero affidabili.
Un’acqua che muoveva la città
L’acqua che alimentava i mulini proveniva dal celebre acquedotto Galermi, un capolavoro di ingegneria scavato nella roccia calcarea e realizzato già in epoca greca. Questo acquedotto, lungo diversi chilometri, portava l’acqua dalle zone più alte fino alla città di Siracusa, rifornendo case, terme e fontane, ma anche permettendo il funzionamento di questi mulini.
I mulini di Galerme sfruttavano il dislivello del terreno per far scorrere l’acqua con forza costante: una potenza che, incanalata nei condotti, faceva girare le pale di legno e metteva in moto le macine in pietra. Qui venivano lavorati grano, orzo e altri cereali, indispensabili per la vita quotidiana. Era un’economia fatta di fatica e precisione, dove l’acqua e la farina erano la misura stessa della sopravvivenza.
L’ingegno dell’uomo e la forza della natura
Camminando oggi lungo i sentieri che costeggiano l’antico acquedotto, tra pozzi, archi e gallerie scavate nella pietra, si percepisce ancora l’ingegno di chi riuscì a domare la natura senza distruggerla. I mulini di Galerme non erano solo edifici di servizio, ma un esempio di equilibrio perfetto tra tecnologia e paesaggio: le ruote idrauliche si muovevano grazie alla stessa acqua che dava vita ai campi, ai frutteti e alle sorgenti di Siracusa.
In certi punti, le antiche canalizzazioni sono ancora visibili, e in giornate di pioggia l’acqua sembra voler ricordare il suo percorso originario, come se la memoria di quel lavoro non si fosse mai spenta del tutto.