L’edificio che nessuno conosce ma che custodisce l’ombra segreta dell’elettricità di Catania
Nel cuore di Catania sorge un palazzo che ha cambiato la storia dell’energia in Sicilia e nasconde una curiosità insospettabile.
Un gigante razionalista nel cuore di Catania
Tra le vie centrali di Catania, non lontano da via Etnea, si erge un edificio che in pochi conoscono ma che racconta una stagione cruciale della storia siciliana: il Palazzo dell’Ente Siciliano di Elettricità.
Realizzato tra il 1953 e il 1958, questo palazzo è considerato uno dei migliori esempi di architettura razionalista del dopoguerra in Sicilia. Progettato dall’architetto Giuseppe Samonà, esprime l’idea di una modernità disciplinata, fatta di linee pure, geometrie equilibrate e un uso rigoroso della pietra lavica che dialoga con la luce intensa di Catania.
La sua facciata sobria, scandita da grandi finestre e superfici continue, si distingue dal tessuto barocco circostante, ma al tempo stesso ne riprende i contrasti di luce e materia. È un edificio che non grida, ma imprime la sua presenza con silenziosa autorità, come una sentinella di cemento e pietra in mezzo al cuore pulsante della città.
Il simbolo di una rinascita silenziosa
Quando fu costruito, il Palazzo dell’Ente Siciliano di Elettricità rappresentò più di una semplice sede amministrativa: era il simbolo di una rinascita industriale.
Negli anni Cinquanta, la Sicilia cercava un volto nuovo dopo le distruzioni della guerra e l’arretratezza energetica. L’Ente nacque per coordinare e modernizzare la rete elettrica dell’isola, e Catania ne divenne il baricentro operativo.
Proprio in questo palazzo si decisero strategie e investimenti che permisero di illuminare interi territori, portando l’elettricità dove ancora mancava. È qui che la città etnea scoprì il suo profilo moderno, abbandonando la luce delle lampade a petrolio per abbracciare quella delle centrali e dei fili ad alta tensione.
Il progetto di Samonà univa funzionalità e simbolo: i suoi interni, con pavimenti in marmo chiaro e corridoi severi, erano concepiti per rappresentare un potere razionale, tecnico, ordinato. Ma anche per ricordare, nel contrasto tra bianco e pietra lavica, l’identità catanese, fatta di equilibrio fra luce e oscurità, fra terra e fuoco.