Il rifugio Sapienza | Da ex rifugio alpino a simbolo dell’Etna che i catanesi hanno trasformato in leggenda

Dalle colate laviche alla guerra, il rifugio Sapienza racconta la storia dell’Etna e di Catania. Un luogo che i catanesi hanno reso simbolo di resistenza e rinascita.

A cura di Paolo Privitera
25 aprile 2025 21:00
Il rifugio Sapienza | Da ex rifugio alpino a simbolo dell’Etna che i catanesi hanno trasformato in leggenda - Foto: Richard Allaway/Wikipedia
Foto: Richard Allaway/Wikipedia
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Un punto fermo sulle pendici del vulcano

A quota 1.910 metri, sul versante sud dell’Etna, si trova un edificio che ogni catanese ha sentito nominare almeno una volta: il rifugio Giovanni Sapienza. Non è solo un punto di partenza per escursioni e impianti sciistici, ma un simbolo identitario, storico e culturale del rapporto tra l’uomo e il vulcano.

Oggi parte integrante del piazzale Etna Sud, nel territorio di Nicolosi, il rifugio è uno dei luoghi più frequentati dai visitatori del Parco dell’Etna.

Dalla visione del CAI alla tragedia della guerra

La storia del rifugio ha inizio nel 1923, quando il Club Alpino Italiano (CAI) promosse la costruzione di un punto d’appoggio stabile per gli alpinisti che salivano sull’Etna.
Nel 1935, il rifugio venne dedicato a Giovanni Sapienza, presidente della sezione catanese del CAI, morto prematuramente a soli 28 anni.

Durante la Seconda guerra mondiale, il rifugio fu occupato dalle truppe tedesche, poi bombardato dagli alleati nel 1943.
Dopo la guerra, fu ricostruito più volte, spesso a causa dei danni causati dalle colate laviche. Tra le più devastanti, quella del 1983 lambì l’area distruggendo parte della struttura e delle infrastrutture vicine.

Un rifugio che è diventato villaggio

Oggi, il rifugio Sapienza è il cuore pulsante dell’accoglienza turistica sull’Etna. Attorno all’edificio storico, oggi adibito a hotel e ristorante, si è sviluppato un vero e proprio polo turistico: negozi di souvenir, stazioni di partenza per escursioni, parcheggi, impianti sciistici e stazioni della Funivia dell’Etna.

L’edificio originario conserva però la pietra lavica nera come materiale principale, un richiamo diretto al paesaggio circostante. Al suo interno, una sala con camino e fotografie d’epoca ricorda le origini alpinistiche del luogo.

Una finestra privilegiata su eruzioni e tramonti

Dal piazzale del rifugio si gode di una delle visioni più spettacolari dell’Etna attiva. È uno dei pochi luoghi dove è possibile ammirare le colate laviche da vicino in sicurezza, soprattutto durante le frequenti eruzioni stromboliane.

In inverno, l’area si trasforma in stazione sciistica, con piste per sci e snowboard. In estate, è il punto di partenza per escursioni in jeep 4x4 o a piedi, verso i crateri sommitali o i belvedere della Valle del Bove.

Un luogo nel cuore dei catanesi

Per i catanesi, il rifugio Sapienza è più di una semplice struttura: è una meta familiare, spesso legata a gite scolastiche, escursioni domenicali, prime nevicate, o addirittura fughe d’amore giovanili.
È un pezzo di memoria collettiva, un rifugio anche spirituale dove natura e storia si intrecciano.

Curiosità: il rifugio ospitò un osservatorio segreto

Negli anni ‘60, una stanza del rifugio fu adattata dall’INGV come postazione di osservazione vulcanica segreta, per monitorare l’attività del cratere senza allarmare la popolazione.
Le attrezzature erano rudimentali, ma da lì partì il primo sistema di osservazione costante non invasiva dell’Etna, oggi diventato uno dei più avanzati al mondo.

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