Le grotte che sfidarono gli Dei: il mistero svelato della Gurfa di Alia e i palermitani

Scopri le Grotte della Gurfa ad Alia (PA): architettura millenaria, mito di Minosse e misteri che incantano i palermitani.

A cura di Paolo Privitera
29 luglio 2025 21:00
Le grotte che sfidarono gli Dei: il mistero svelato della Gurfa di Alia e i palermitani - Foto: Davide Mauro/Wikipedia
Foto: Davide Mauro/Wikipedia
Condividi

Un complesso rupestre unico tra mito e realtà

Le Grotte della Gurfa, situate nei pressi di Alia, nella provincia di Palermo, non sono grotte naturali ma un monumentale complesso rupestre scavato nella roccia arenaria rossa, composto da sei ambienti su due livelli, tra cui la celebre “thòlos” alta 16 m con foro zenitale. Studi recenti datano le cavità tra il Bronzo (2500‑1600 a.C.) e l’età tardo‑antica, spiegando la compresenza di funzioni rituali, granarie e funerarie. La dimensione incredibile e la perfezione geometrica hanno affascinato studiosi e turisti, tanto da definirla una “grandiosa architettura impregnata di arcaica sacralità

Tra archeologia e mito: la tomba di Minosse?

Il nome “Gurfa” deriva dall’arabo ghorfa, ossia stanza o magazzino, ma l’ipotesi più suggestiva lega il complesso al re Minosse di Creta. L’architetto-storico Carmelo Montagna suggerisce che la thòlos sia stata concepita per funzioni astro-archeologiche e funerarie, simili a quelle micenee. Durante l’equinozio di primavera, un raggio di luce penetra dal foro superiore illuminando il centro della volta, un fenomeno che richiama il Pantheon romano e i templi minoici. Alcuni ne hanno dedotto un uso sacro, forse addirittura un sepolcro di Minosse, richiamando suggestioni mitico‑archeologiche.

Funzioni rurali, riparo e sacralità medievale

Gli studi della Regione Siciliana e dell’archeologo Giovanni Mannino evidenziano un utilizzo plurimo: i vani furono adibiti a fossa granaria nel Medioevo e successivamente trasformati in rifugi per pastori, ricoveri stagionali e depositi. La thòlos era abbinata a corridoi e stanze secondarie, probabilmente abitazioni rurali, e uno scivolo interno facilitava la movimentazione del grano. Allo stesso tempo, alcune camere contengono sepolture a grotticella di epoca bronzea o tardo‑romana, testimoni di un uso funerario locale. Questo intreccio di funzioni rende la Gurfa un sito stratificato e intrigante, ponte tra preistoria, mito e tradizione agro‑pastorale medievale.

Il fascino che cattura i palermitani

Oggi le Grotte della Gurfa fanno parte della Riserva Suburbana tutelata, facilmente raggiungibile da Palermo e inserita nei circuiti di turismo culturale. Le escursioni guidate permettono di entrare nei vani e vivere la sensazione claustrofobica e solenne di spazi incredibilmente ampi, ma sotterranei. Da Alia partono visite e trekking, illuminate solo da torce, che attraversano corridoi, scalinate e finestre panoramiche affacciate sulla valle . Numerosi palermitani raccontano di restare senza fiato quando, all’equinozio, la luce filtra con precisione geometrica, generando un fenomeno di sincronizzazione tra uomo, tempo e pietra.

Curiosità finale: il segreto astronomico che unisce sacro e quotidiano

Il punto più clamoroso? Nei resoconti della Conferenza “La Gurfa e il Mediterraneo” (1995), si è affermato che la thòlos funzionava come calendario solare: durante gli equinozi di primavera e autunno, un raggio penetra esattamente dall’oculo posto a 16 m d’altezza e illumina il centro del pavimento, un fenomeno chiamato hierophany, rivelazione del sacro, simile a ciò che accade al Pantheon di Roma. Nel 2009, il CNR di Palermo ha confermato che l’allineamento geometrico è a 72° e 36°, corrispondenti al triangolo aureo, simbolo di proporzione cosmica .

Questo significa che chi visita le Grotte in quei precisi giorni, può assistere a un vero e proprio spettacolo naturale perfetto: la pietra, il sole e l’uomo si sincronizzano in un rituale millenario. Non è solo un pensiero mitico, ma risultato di studi multidisciplinari, tra architettura, astronomia e archeologia. Nessuna leggenda, ma un calendario architettonico di 4000 anni, capace di stupire i palermitani e farli sentire parte di un segreto condiviso con antichi sacerdoti o costruttori bronzei.

Oggi, gruppi di giovani palermitani si organizzano in notti di equinozio per vivere questo evento: con torce, meditazione e visita guidata, creano un clima di sacralità improvvisata. C’è chi ha testimoniato di aver sentito un silenzio irreale, rotto solo dallo scricchiolio della pietra, e di aver provato una connessione con la storia più antica della Sicilia. Come se il mito di Minosse e Dedalo tornasse ogni sei mesi, non come favola, ma come esperienza sensoriale e culturale tangibile.

Le Grotte della Gurfa non sono un museo: sono un tempio di pietra e luce, dove i palermitani possono ascoltare l’eco del passato e la precisione del cosmo nella loro terra. E ogni anno, quei pochi minuti di luce terrestre diventano un rito civile, che unisce scienza, mito e appartenenza, rendendo la Gurfa un luogo vivo, antico e contemporaneo allo stesso tempo.

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Segui Il Fatto di Sicilia