Quello che nessuno ti ha mai raccontato | Il Monumento ai Caduti di Palermo e la sua storia sconosciuta

Scopri l’Altare della Patria a Palermo: monumento simbolo di coraggio, memoria e identità dei palermitani in piazza Vittorio Veneto.

A cura di Paolo Privitera
22 luglio 2025 21:00
Quello che nessuno ti ha mai raccontato | Il Monumento ai Caduti di Palermo e la sua storia sconosciuta - Foto: Dedda71/Wikipedia
Foto: Dedda71/Wikipedia
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Il simbolo della Libertà diventato monumento ai caduti

Piazza Vittorio Veneto a Palermo, nota ai più come “La Statua”, ospita l’imponente Monumento al Cinquantenario della Liberazione, realizzato per celebrare i 50 anni dal Risorgimento (1860–1910) e dedicato successivamente ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Progettato dall’architetto palermitano Ernesto Basile e scolpito da Antonio Ugo, il monumento fu eretto in meno di tre mesi con un investimento pari a 228.000 lire dell’epoca (circa 1 milione di euro oggi). Un obelisco alto 28,6 m, sovrastato dalla “Vittoria Alata” di bronzo, domina un’esedra di colonne che incorniciano la piazza, trasformandola in un altare civile a cielo aperto, le cui iscrizioni celebrano lo spirito palermitano:
„Riecheggi nella coscienza dei popoli il ruggito, o Palermo, sfida magnanima…“

Un’opera intrisa di guerra, speranza e memoria collettiva

La statua, inaugurata il 27 maggio 1910 – con concerti e luminarie in tutta la città in onore dell’Unità d’Italia – divenne nel 1931 simbolo nazionale di pace, assumendo il ruolo di Monumento ai Caduti dopo la Prima Guerra.  L’esedra fu aggiunta poco dopo, su commissione del Comune e voluta da Basile, per ampliare la solennità dello spazio sacro. Questo luogo è diventato un punto di riferimento per i palermitani, custode di cerimonie ufficiali come il 25 aprile, il 2 giugno e il 4 novembre, quando le autorità deponendo corone d’alloro commemorano il sacrificio delle generazioni passate.

L’altare laico di Palermo tra arte e devozione

Con la statua della “Vittoria Alata” di Mario Rutelli in vetta all’obelisco, l’opera assume significati profondi: la dea simboleggia la forza della città e la rinascita dopo le tragedie della Grande Guerra. Le iscrizioni del poeta Mario Rapisardi rendono la pietra un messenger di orgoglio e riscatto. Non è una chiesa, ma rappresenta un vero tempio civile, dove i palermitani si riconoscono nei valori di coraggio e speranza. È un luogo che “parla” di storia, ma anche di futuro. Nel corso dei decenni, mentre Roma si spopolava di rito civile, a Palermo questo monumento ha mantenuto intatto il suo significato: un altare per la memoria e la partecipazione popolare.

Curiosità: l’obelisco palermitano “messe li morti e li vivi”

Nel 1927, in un atto di grande richiamo civile, le targhe commemorative furono modificate per includere i caduti della Grande Guerra, senza cancellare la dedica originaria ai liberatori del 1860.

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