Un palazzo che racconta più di quanto pensi: lo trovi a Catania e non conosci la sua storia
Scopri il Palazzo della Borsa di Catania: fascino razionalista del 1933 e origini incredibili!

Origini e architettura d’impatto
Il Palazzo della Borsa si erge con imponenza e rigore geometrico all’incrocio tra Piazza Stesicoro, Via Sant’Euplio e Via Cappuccini, nel cuore del centro storico di Catania. L’edificio fu ufficialmente inaugurato il 29 ottobre 1933, durante l’epoca fascista, e progettato dall’architetto Vincenzo Patanè, con la collaborazione di Giovanni Aiello. Il sito scelto non fu casuale: al suo posto si trovava un tempo l’antico convento dei Cappuccini, demolito nel 1927 per fare spazio al nuovo volto razionalista della città.
La sua costruzione rispondeva all’esigenza di dare una sede al Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa, organo istituzionale del regime fascista incaricato della gestione delle politiche economiche e produttive locali. Il palazzo fu realizzato con materiali locali, in particolare pietra bianca e basalto lavico, a testimonianza della volontà di coniugare modernità e identità territoriale. Il forte dislivello del terreno venne risolto attraverso una monumentale scalinata in pietra lavica, che ancora oggi accompagna lo sguardo del visitatore fino all’ingresso principale, impreziosito da colonne in stile classico e inferriate decorative realizzate da artigiani locali.
Razionalismo con dettagli regali
L’estetica del Palazzo è un esempio emblematico dell’architettura razionalista italiana degli anni Trenta. Lo stile fu definito da alcuni storici dell’arte come un punto d’incontro tra classicismo semplificato e suggestioni barocche, ma il cuore progettuale resta saldamente radicato nei canoni del razionalismo fascista. L’edificio presenta finestre a sesto semicircolare, lesene bugnate, timpani spezzati, e una facciata scandita da moduli geometrici rigidi, in perfetto equilibrio tra autorità e rigore formale.
Simboli del potere e dello Stato fanno capolino nei dettagli: sul timpano centrale fu collocato originariamente lo stemma sabaudo, mentre le grate e i decori in ferro battuto mostrano motivi simmetrici e lineari propri della scuola razionalista. Lo stesso nome dell’edificio, “Palazzo della Borsa”, evocava l’ideale di una Catania moderna, produttiva e centrale nell’economia nazionale, perfettamente in linea con la visione propagandistica del regime dell’epoca. Oggi questi elementi sono letti con uno sguardo critico ma anche come documenti architettonici di un preciso momento storico.
Funzione attuale e radici sotterranee
Oggi il Palazzo ospita la Camera di Commercio del Sud‑Est Sicilia, mantenendo la sua funzione istituzionale e civica. Per molti catanesi, il palazzo è solo uno degli edifici affacciati su Piazza Stesicoro, ma pochi sanno che le sue fondamenta poggiano direttamente su uno dei più importanti siti archeologici della città. Infatti, sotto l’edificio e nelle immediate vicinanze, si trovano le rovine del grande Anfiteatro romano di Catania, un colosso sotterraneo che fu tra i più estesi dell’Impero, con una capienza stimata tra 15 000 e 20 000 spettatori.
Alcuni tratti dell’anfiteatro sono visibili ancora oggi, grazie a delle aperture nel pavimento spartitraffico di Via Sant’Euplio, che mostrano sezioni delle gradinate e delle arcate in pietra lavica. Questo incredibile connubio tra architettura fascista del Novecento e urbanistica romana imperiale rende il Palazzo della Borsa un punto nevralgico della stratificazione storica della città di Catania, dove il passato e il presente dialogano silenziosamente ogni giorno.