Il frutto alieno dei catanesi: cresce sulla lava e ha conquistato l’Europa con le sue spine

Il ficodindia dell’Etna DOP, coltivato sui terreni lavici di Catania, è un frutto unico al mondo: storia, segreti e curiosità vere.

A cura di Paolo Privitera
27 agosto 2025 12:00
Il frutto alieno dei catanesi: cresce sulla lava e ha conquistato l’Europa con le sue spine - Foto: Stefano/Wikipedia
Foto: Stefano/Wikipedia
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Un frutto “straniero” diventato sicilianissimo

Il ficodindia non è originario della Sicilia: arrivò in Europa dopo la scoperta dell’America, intorno al XVI secolo. Ma fu proprio il clima caldo e i terreni vulcanici dell’Etna a farlo prosperare in maniera eccezionale.

Nel tempo, il frutto spinoso si è così radicato nella cultura e nell’agricoltura del catanese da diventare simbolo stesso del paesaggio etneo.

Unica DOP europea tra le piante “grasse”

Nel 2003 il Ficodindia dell’Etna ha ottenuto il riconoscimento DOP (Denominazione di Origine Protetta), primo (e unico) cactus europeo ad avere questa tutela.

La zona di produzione comprende i comuni dell’area pedemontana del versante sud-ovest dell’Etna, tra cui Biancavilla, Adrano, Ragalna, Belpasso e Paternò. La pianta, una varietà della Opuntia ficus-indica, cresce rigorosamente senza irrigazione, sfruttando la ritenzione idrica del suolo vulcanico.

Tre colori, tre storie diverse

Il disciplinare DOP riconosce tre varietà di ficodindia dell’Etna, ciascuna con caratteristiche distintive:

  • Sulfarina: gialla, dolce, la più diffusa.
  • Sanguigna: rossa, con polpa intensa e meno zuccherina.
  • Muscaredda: bianca, delicata e profumata, spesso considerata la più pregiata.

Ogni varietà ha una maturazione diversa, che permette ai produttori una raccolta scalare da fine agosto a novembre. I frutti sono spinosi all’esterno ma dolci all’interno, come spesso accade nei tesori della Sicilia.

Un’economia spinosa, ma d’oro

Il ficodindia dell’Etna rappresenta una risorsa economica rilevante per decine di aziende agricole del catanese, con migliaia di ettari coltivati.

Il frutto viene consumato fresco, ma anche trasformato in liquori, confetture, creme cosmetiche, farine per integratori, oltre a essere protagonista di fiere e sagre popolari come quella di Belpasso e Santa Maria di Licodia.

Il valore commerciale è in crescita, anche per la forte identità territoriale legata alla certificazione DOP.

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