L’elisir che ha conquistato il Mediterraneo, il vino millenario nato dall’eroica fatica di vignaioli "eroici"

Scopri il Passito di Pantelleria: storia millenaria, coltivazione eroica, rituali al tramonto e leggenda divina in ogni sorso.

A cura di Paolo Privitera
28 agosto 2025 18:00
L’elisir che ha conquistato il Mediterraneo, il vino millenario nato dall’eroica fatica di vignaioli "eroici" - Foto: Michal Osmenda from Brussels/Wikipedia
Foto: Michal Osmenda from Brussels/Wikipedia
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Un vino millenario nato dall’eroica fatica di vignaioli “eroici”

Il Passito di Pantelleria è un nettare straordinario che nasce su un’isola di soli 83 km², ma con una vocazione vitivinicola senza pari. Le sue radici risalgono a più di 2 000 anni fa, già nel 200 a.C., quando il generale cartaginese Magone descrisse una prima forma ancestrale di questo vino dolce e aromatico. La sua unicità deriva dallo Zibibbo, vitigno introdotto dagli Arabi – il suo nome deriva da zabīb, “uva passita” in arabo – che oggi è l’unico autorizzato per la D.O.C. Passito di Pantelleria. Ma ciò che lo rende davvero eroico è la sua coltivazione: l’alberello pantesco, viti basse piantate in conche per proteggerle dal flagello dello scirocco, in terreni terrazzati scoscesi – una pratica riconosciuta patrimonio immateriale dell’UNESCO dal 2014. Una fatica manuale che resiste alle raffiche e al salmastro, tramandata oralmente, che conferisce un carattere unico a ogni grappolo.

Dal sole all’essiccatoio: un rituale mediterraneo senza tempo

La vendemmia, rigorosamente fatta a mano tra luglio e settembre, seleziona solo i migliori grappoli, che vengono poi lasciati ad appassire al sole per oltre venti giorni su stinnituri – tipi di essiccatoi in pietra – o direttamente sulla pianta, fino a ridurre il peso del 40–60 %. Il risultato? Un mosto concentrato, ricco di zuccheri e aromi di albicocca, miele, fichi secchi e agrumi canditi. Macerazione, fermentazione controllata e un affinamento di almeno 10 mesi culminano nella bottiglia: color giallo dorato, gusto caldo e avvolgente, da servire rigorosamente dopo il 1° luglio dell’anno successivo alla vendemmia. Il disciplinare impone che ogni fase – dall’appassimento all’imbottigliamento – avvenga interamente sull’isola, per mantenere l’autenticità del prodotto.

Una leggenda che tocca il divino e un miracolo su tavola

Secondo una legenda antica, la dea Tanit di Cartagine sedusse Apollo offrendo non l’ambrosia, bensì il Passito di Pantelleria, instaurando così un legame sacro tra mito e vino. Nel mondo moderno, aziende come Donnafugata hanno innalzato la fama di questo passito con etichette come il celebre Ben Ryé, definito “il nettare degli dei” da Food & Wine, capace di sprigionare note intense di albicocca e miele e rappresentare l’essenza dell’isola. Il Passito di Pantelleria non è solo un vino: è il respiro della terra vulcanica, la forza del vento, la resilienza di una comunità che trasforma ogni sorsata in storia, leggenda e autenticità.

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