Un segreto che resiste al tempo: il palazzo Liberty palermitano dalle curiosità incredibili
Scopri il Palazzo Libertini Scuderi su via Etnea a Catania: architettura di Carlo Sada, saloni liberty e curiosità che stupiranno!

Rinascimento e Liberty nel cuore di Catania
Il Palazzo Libertini Scuderi, situato lungo la centralissima via Etnea, è uno degli edifici più affascinanti e meno conosciuti della città. Fu progettato nel 1875 da Carlo Sada, lo stesso architetto del Teatro Massimo Bellini, ed è considerato una rarità architettonica nel contesto urbano catanese. A renderlo unico è la sua capacità di fondere due stili apparentemente distanti: l’austero e severo bugnato rinascimentale, tipico dei palazzi fiorentini, con la grazia decorativa e i dettagli floreali del nascente stile Liberty, che avrebbe poi caratterizzato buona parte dell’architettura di inizio ’900 in Sicilia.
La committenza fu affidata al conte Giuseppe Paternò di Raddusa, uno degli esponenti più in vista dell’aristocrazia locale, che desiderava una residenza degna del proprio rango e capace di stupire per eleganza e innovazione. Il risultato fu un palazzo sontuoso, ma sobrio all’esterno, che cela al suo interno autentiche meraviglie d’epoca: saloni decorati, soffitti a cassettoni, pareti affrescate e pavimenti in maiolica originali. Un vero scrigno di memoria storica per la città di Catania, che ancora oggi affascina architetti, storici e visitatori attenti.
Interni sontuosi e intrecci di stili
Entrando nel palazzo, si viene accolti in uno spazio che ha tutto il sapore dell’alta borghesia ottocentesca. Gli ambienti si sviluppano attorno a un atrio monumentale, su cui si aprono sale di rappresentanza riccamente ornate. Il gusto decorativo è dominato da un linguaggio allegorico e raffinato: i soffitti presentano affreschi ispirati alla mitologia classica, con figure come Venere, Flora, Diana e Apollo, simboli di bellezza, fertilità e armonia.
Gli stucchi, attribuiti al maestro Andrea Stella, creano una trama continua di motivi vegetali e architettonici, mentre gli affreschi sono opera del pittore Ernesto Bellandi, che in quegli stessi anni lavorava anche al Teatro Bellini. Curioso è il fatto che molte decorazioni, che sembrano in marmo o alabastro, siano in realtà realizzate in un finissimo stucco-gesso, sapientemente modellato e dipinto per ottenere un effetto trompe-l’œil: una tecnica molto in voga nella seconda metà dell’Ottocento, che qui raggiunge risultati sorprendenti. Questo gioco di illusione è uno degli esempi più raffinati di artificio scenografico catanese.
Trasformazioni, proprietà e curiosità architettoniche
Nel corso dei decenni, il palazzo ha attraversato diverse fasi di trasformazione e cambi di proprietà. Dopo il conte Paternò, divenne residenza della nobile famiglia Schininà di Sant’Elia, e nel 1901 passò nelle mani del senatore Libertini, da cui prende parte del nome attuale. Ma fu con l’acquisto da parte dell’armatore Scuderi nel 1941 che l’edificio divenne un punto di riferimento dell’alta società catanese del dopoguerra. Lo Scuderi, noto per aver fatto fortuna nel trasporto navale, ospitò qui personalità di spicco della politica e della cultura siciliana, dando lustro al palazzo con restauri filologici e arredi d’epoca.
Oggi, sebbene sia in parte abitato dagli eredi, l’edificio è talvolta aperto per visite guidate, eventi culturali o giornate FAI, e offre scorci davvero rari per chi ama il patrimonio nascosto di Catania. Tra questi, spiccano un giardino interno privato, una terrazza con statue neoclassiche in terracotta e loggiati in pietra bianca che si affacciano su via Caronda. È uno dei pochi esempi in cui l’eleganza nobiliare è rimasta quasi intatta e non stravolta da modifiche moderne.
Curiosità
Sotto il palazzo, secondo studi geologici e ricostruzioni orali tramandate, si trovano piccole cavità laviche, probabilmente formatesi in seguito a colate antiche che lambivano l’antica Catania. Si tratterebbe di grotte vulcaniche naturali, rimaste inglobate durante la costruzione, e oggi visitabili solo in rari casi sotto autorizzazione.
Ma la vera chicca è custodita nei saloni principali: una copia originale del dipinto “La Vucciria” di Renato Guttuso si trova appesa in uno dei salotti di rappresentanza. Secondo una testimonianza riportata da guide locali, il celebre artista sarebbe stato ospite personale dell’armatore Scuderi negli anni ’60 e gli avrebbe lasciato quel quadro come segno di riconoscenza per l’ospitalità ricevuta. Un gesto semplice, ma denso di valore simbolico per la storia culturale dei catanesi.