Il borgo all’estremo Sud della Sicilia che ha sfidato pirati, naufragi e testimonia leggende assurde

Portopalo di Capo Passero: estremo sud della Sicilia tra mari incrociati, fortezze aragonesi, naufragi e leggende di lucertole azzurre.

17 settembre 2025 15:00
Il borgo all’estremo Sud della Sicilia che ha sfidato pirati, naufragi e testimonia leggende assurde - Foto: fotovideomike/Wikipedia
Foto: fotovideomike/Wikipedia
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Un avamposto tra due mari e mille invasioni

All’estremo lembo sud-orientale della Sicilia, in quel punto dove il Mar Ionio incontra il Mar Mediterraneo formando un mosaico di correnti incrociate, sorge Portopalo di Capo Passero, il comune più meridionale dell’isola e uno dei più suggestivi d’Italia. Qui la geografia diventa leggenda: due mari si sfiorano ma non si mescolano, creando linee visibili persino dall’alto. Questo borgo di antiche origini marinare, pur riconosciuto ufficialmente solo nel XIX secolo, ha una storia che affonda le radici nei secoli passati, quando flotte fenicie, romane e arabe approdavano sulle sue coste in cerca di approdo o conquista.

La sua posizione strategica lo rese per secoli crocevia di rotte commerciali e militari, ma anche bersaglio di pirati saraceni che razziavano le coste siciliane. Sulle scogliere di Portopalo svettano ancora oggi due simboli: l’isola di Capo Passero, con la fortezza aragonese del XVI secolo costruita per difendere la popolazione, e l’isolotto delle Correnti, considerato il vero “tacco” d’Italia e punto in cui l’Europa sembra sfiorare l’Africa. Secondo i marinai, qui le onde creano mulinelli imprevedibili e suoni profondi, un fenomeno che alimentò nei secoli racconti di mostri marini e divinità capricciose.

Il naufragio dimenticato e la rinascita del borgo

La memoria di Portopalo non è segnata solo da leggende antiche ma anche da una tragedia recente. La notte di Natale del 1996, un vecchio peschereccio maltese, la F174, affondò a poche miglia dalla costa durante un viaggio clandestino: morirono oltre 300 migranti, una delle più gravi sciagure marittime del Mediterraneo. Per anni la vicenda rimase avvolta dal silenzio: nessuna commemorazione, nessuna indagine ufficiale. Solo nel 2001, grazie all’inchiesta del giornalista Giuseppe Carrisi, la tragedia venne alla luce, trasformandosi in simbolo dei viaggi della speranza e delle ombre che gravano ancora oggi sulle rotte migratorie verso l’Europa.

Oggi Portopalo è tornato a vivere grazie al turismo balneare e alla pesca del tonno rosso, che affonda le sue radici nelle antiche tonnare siciliane. Le sue spiagge dorate e l’acqua cristallina attirano visitatori da tutto il mondo, ma accanto alla bellezza naturale resta sempre viva la memoria: ogni anno, commemorazioni e fiaccolate ricordano le vittime del naufragio e rafforzano l’identità del borgo come ponte millenario tra culture e popoli. Questa duplice anima – splendore paesaggistico e memoria dolorosa – rende Portopalo un luogo unico, dove la storia si intreccia continuamente con l’attualità.

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