L'eruzione etnea che non ricordi: fu sfiorato un paese e divorò ettari di boschi
Nel 1971 l’Etna eruttò per oltre un mese: nuove fratture, boschi distrutti e cenere su Catania in una delle eruzioni più note del secolo.

Un’eruzione lunga 36 giorni
L’eruzione del 1971 dell’Etna iniziò il 5 aprile e terminò il 10 maggio dello stesso anno. Si trattò di un episodio di grande rilievo per la storia recente del vulcano, con attività sia effusiva che esplosiva.
L’evento si sviluppò a partire dal cratere di Sud-Est, coinvolgendo anche i fianchi meridionale e orientale del vulcano. La durata complessiva, di oltre un mese, la rese una delle eruzioni più significative della seconda metà del Novecento.
Le fratture e le colate principali
Durante l’eruzione si aprirono fratture eruttive che produssero colate laviche estese verso la Valle del Bove e lungo il fianco meridionale. Queste colate causarono ingenti danni ai boschi di conifere e faggete presenti in quota, cancellando ampie porzioni di vegetazione e modificando il paesaggio etneo.
La lava interessò anche aree di notevole valore turistico e scientifico, come le zone attorno all’Osservatorio Vulcanologico di Pizzi Deneri, che venne distrutto.
Conseguenze per la città di Catania e i paesi etnei
L’attività eruttiva generò forti emissioni di cenere e lapilli, che raggiunsero numerosi centri abitati, compresa la città di Catania. Le ricadute vulcaniche costrinsero i catanesi a continue operazioni di pulizia di strade e tetti e influenzarono la viabilità e le attività agricole.
Nonostante l’impatto, non si registrarono vittime, ma l’evento rappresentò un monito sulla vulnerabilità del territorio etneo e sulla necessità di migliorare il monitoraggio vulcanico.
Un’eruzione chiave per gli studi vulcanologici
L’eruzione del 1971 ebbe anche un ruolo cruciale nello sviluppo della vulcanologia moderna in Sicilia: fu una delle prime ad essere documentata con osservazioni sistematiche e fotografie aeree. I dati raccolti permisero di analizzare le dinamiche delle fratture eruttive e delle colate e furono fondamentali per pianificare la gestione delle emergenze future.