Il simbolo nisseno che veglia sulla città e che nasconde una storia sorprendente
Sul monte San Giuliano di Caltanissetta sorge la statua del Redentore, simbolo di fede e identità con una storia giubilare unica in Sicilia.


A dominare la città di Caltanissetta, dall’alto dei suoi 727 metri, si erge il monte San Giuliano, il punto più elevato del capoluogo nisseno. Su questa altura, visibile da chilometri di distanza, sorge la statua monumentale del Redentore, che da oltre un secolo rappresenta il simbolo religioso e identitario della città. Non si tratta soltanto di un’opera di fede, ma di un monumento che racchiude una storia poco conosciuta, fatta di celebrazioni solenni e di un legame profondo con la comunità.
Un monumento che guarda la Sicilia
La statua del Redentore fu inaugurata nel 1900 in occasione del Giubileo indetto da papa Leone XIII, che volle collocare immagini del Cristo Redentore sulle alture di numerose città italiane, come segno tangibile della fede cattolica. A Caltanissetta la scelta cadde sul monte San Giuliano, la cima che domina l’intero territorio, offrendo un panorama vastissimo che nelle giornate limpide arriva fino all’Etna e al mare.
Realizzata in bronzo fuso, la statua misura circa 8 metri di altezza ed è posta su un piedistallo che la rende ancora più imponente. Il Cristo, con le braccia spalancate, sembra accogliere e proteggere la città sottostante. Nel corso del tempo il monumento è diventato non solo un riferimento religioso, ma anche un punto di ritrovo e di identità per i nisseni.
Un legame che dura nel tempo
Ogni anno, nel mese di agosto, si svolge la tradizionale Festa del Redentore, che richiama centinaia di fedeli e turisti sul monte San Giuliano. La celebrazione, nata subito dopo la posa della statua, è divenuta una delle ricorrenze più sentite della provincia.
Il luogo ha anche un valore simbolico laico: rappresenta la rinascita della città di Caltanissetta nei primi anni del Novecento, un periodo in cui la comunità cercava nuovi punti di riferimento spirituali e culturali. Ancora oggi il monumento è un faro che unisce memoria, fede e tradizione.