La maestosa terrazza segreta sulle Eolie e il rito del Cristo Lungo che sfida i cieli messinesi
Castroreale, Messina: borgo panoramico tra Peloritani ed Eolie, arte rinascimentale dei Gagini e il vertiginoso rito del “Cristo Lungo”.


Incastonato sui Peloritani, affacciato tra lo Stretto di Messina e l’orizzonte delle Eolie, il borgo di Castroreale sorprende per l’eleganza delle sue pietre e per la densità di chiese, conventi e palazzi che raccontano secoli di fervore civile e religioso. Inserito tra i Borghi più belli d’Italia, conserva un tessuto medievale di vicoli in pendenza, pietra viva e piazze-belvedere da cui lo sguardo corre tra mare e montagne. Ma la sua anima più vertiginosa emerge in un rito altissimo che, ogni anno, “pianta” letteralmente nel cielo il simbolo del borgo.
Una rocca aragonese, strade medievali e un patrimonio d’arte diffuso
Il nome Castroreale nasce da “castrum regale”, la fortificazione voluta in età aragonese: della struttura restano la Torre di Federico II (1324) e tratti del castello, sentinelle di pietra che ricordano la vocazione strategica del paese. Il borgo fu per secoli centro di amministrazione territoriale e scudo contro le incursioni dal mare; oggi, passeggiando lungo corso Umberto I, si incontrano la Chiesa della Candelora (con scenografica tribuna lignea dorata), la Chiesa di Santa Marina, il Santissimo Salvatore, la Galleria delle Aquile e scorci improvvisi su Barcellona Pozzo di Gotto e sulla piana costiera.
Nel cuore del paese si apre il Duomo di Santa Maria Assunta, grande scrigno di marmi e stucchi: nella sacrestia si leggono tracce di meridiana ottocentesca, mentre nella cripta sopravvivono cisterne e cunicoli legati ai riti antichi. Intorno, un museo civico custodisce codici, incisioni e sculture, tra cui opere attribuite alla cerchia dei Gagini: in particolare, nella vicina Chiesa di Sant’Agata risplende la Annunciazione (1519) di Antonello Gagini, vertice del Rinascimento siciliano. A testimonianza della sua vocazione culturale e panoramica, Castroreale è arrivata seconda al “Borgo dei Borghi” 2018, consacrandosi al grande pubblico come balcone d’arte e di luce sul Tirreno.
Nota importante: Castroreale non è “la città delle cento chiese” (soprannome di Corleone); è però ricchissima di luoghi sacri, retaggio di confraternite e ordini religiosi che ne hanno plasmato i quartieri e il calendario delle feste.
Il “Cristo Lungo”: quando la devozione si innalza sopra i tetti
Il cuore pulsante della tradizione è la Festa del Santissimo Crocifisso, detta del “Cristo Lungo”: un simulacro seicentesco in cartapesta viene issato su una vara altissima guidata dai “maestri di forcina” e sfila sopra i tetti del borgo, sostenuto da lunghi pali fino a raggiungere piazza Duomo. La processione, che affonda le radici nel ringraziamento per la fine del colera del 1854, è un capolavoro di equilibrio e coralità: il fercolo procede a colpi millimetrici, si inclina per superare vicoli e balconi, poi “si pianta” a piombo davanti al Duomo, dove il Crocifisso rimane inalberato per la venerazione.
Questo rito, che ritorna anche nella Settimana Santa, rende percepibile la doppia natura del borgo: civile, nei palazzi e nei punti panoramici che aprono la vista alle Eolie; sacra, nei dettagli del barocco locale, nelle navate che custodiscono tele e statue, nei campanili che scandiscono una religiosità antica. È questa commistione – paesaggio, architettura, riti – ad aver consacrato Castroreale come “terrazza di pietra” della provincia di Messina.