Le "macchine" segrete di Biancavilla che hanno domato il Simeto per secoli
A Biancavilla sopravvivono i mulini ad acqua, ingegnosi sistemi che raccontano secoli di lavoro, ingegno e misteri legati al Simeto.


La forza nascosta del fiume
A pochi chilometri da Catania, nel territorio di Biancavilla, resistono i resti di un patrimonio dimenticato: i mulini ad acqua che per secoli hanno trasformato la potenza del fiume Simeto in energia per la comunità. La loro presenza non era un dettaglio marginale, ma una vera infrastruttura economica, capace di scandire la vita quotidiana di contadini e mugnai. Questi mulini, costruiti in pietra lavica, sfruttavano le correnti del fiume e dei suoi affluenti per macinare il grano, simbolo di sopravvivenza e ricchezza in Sicilia.
La zona di Biancavilla era particolarmente adatta a ospitarli: la pendenza naturale e la disponibilità di acqua per gran parte dell’anno garantivano una resa costante. Così nacquero mulini come quello del Rollo, del Fontana Vecchia, dello Spasimo, del Mezzo e delle Ciappe, ciascuno legato a famiglie e storie locali.
Un ingegno che ha sfidato il tempo
La costruzione dei mulini ad acqua di Biancavilla è legata all’arrivo dei coloni albanesi che fondarono il paese alla fine del Quattrocento. Con il passare dei secoli, la tecnologia dei mulini fu perfezionata, fino a diventare un vero motore dell’economia agricola della zona.
Non erano solo luoghi di produzione, ma anche di incontro: i mulini erano centri di socialità dove le persone si scambiavano notizie, stringevano accordi o semplicemente attendevano il proprio turno. La struttura in pietra, con arcate e canali di convogliamento, dimostrava un ingegno tecnico che ancora oggi suscita stupore.
Molti di questi mulini hanno smesso di funzionare con l’avvento dell’industrializzazione, ma i ruderi rimasti ricordano l’epoca in cui Biancavilla trasformava la forza naturale del Simeto in una risorsa preziosa.