Il cuore verde sorto sulle ferite nascoste di Catania: un luogo che racconta ciò che la città dimentica
Nel centro di Catania c’è un parco nato su antiche ferite della città. Storia, misteri e una curiosità che pochi conoscono.
Un polmone sopra le tracce della lava
Nel pieno di Catania, lungo la trafficata via Etnea, si apre un luogo che sembra una parentesi sospesa tra caos urbano e silenzio: il Parco Gioeni.
Questo spazio verde, il più esteso della città, sorge in una zona che per secoli è stata terra di colate laviche, scoscendimenti e passaggi naturali. Il suolo stesso del parco è composto da rocce basaltiche irregolari, segno tangibile dell’antica eruzione del 1669, quella che raggiunse le mura della città cambiandone per sempre la geografia.
Nel Novecento, quando Catania iniziò ad espandersi verso nord, quella distesa lavica venne progressivamente inglobata dal tessuto urbano. Ed è proprio lì, dove un tempo scorreva la lava, che nel 1990 nacque ufficialmente il Parco Gioeni, dedicato al patriota catanese Mario Gioeni d’Angiò.
Tra silenzio, natura e segreti di pietra
Il parco si estende su ettari di terreno scosceso, con terrazze naturali che scendono verso l’antico alveo lavico. I vialetti ombrosi, le aree panoramiche e i percorsi pedonali nascondono una geologia viva, fatta di spaccature, anfratti e muretti di pietra lavica che sembrano respirare la memoria del vulcano.
Nonostante la sua vocazione verde e cittadina, il Gioeni è anche un osservatorio privilegiato sull’Etna: nelle giornate terse si scorge la linea del vulcano dietro le chiome dei pini, mentre verso sud lo sguardo si apre sul mare e sulla fitta trama dei tetti di Catania.