Il giardino che nasconde segreti nobiliari e un mistero sepolto nel cuore di Catania
Nel centro di Catania si cela un giardino storico, voluto da una delle famiglie più influenti: tra eleganza, simboli e un mistero dimenticato.
Un’oasi nobiliare nel cuore della città
Nel pieno tessuto urbano di Catania, a pochi passi dal traffico di Corso Italia e dalle architetture razionaliste del Novecento, si apre una sorpresa silenziosa: Villa Manganelli, una delle più raffinate dimore nobiliari della città.
Nata come residenza di campagna della potente famiglia Paternò Castello, principi di Manganelli, la villa sorge in un’area che un tempo era periferica e agricola, scelta apposta per godere del clima mite e della vista sull’Etna. Con il passare dei secoli, la città si è espansa inglobando il complesso, ma la villa ha conservato un’aura intatta di riservatezza aristocratica.
Il suo giardino all’inglese, raro esempio in Sicilia orientale, si sviluppa su più livelli e alterna viali alberati, statue e fontane, con scorci che ricordano i parchi romantici europei. Le specie botaniche introdotte nel XIX secolo — tra cui palme, ficus e araucarie monumentali — crearono un microclima che ancora oggi sorprende per la sua freschezza e varietà.
Chi vi accede ha la sensazione di varcare una soglia nel tempo: dalle mura perimetrali non trapela il frastuono della città, e tutto si concentra su silenzio, luce e vegetazione.
Tra simbologia e architettura nascosta
L’edificio principale, rimaneggiato più volte, unisce elementi neoclassici e tardo-barocchi. All’interno si conservano affreschi, stucchi e saloni di rappresentanza che testimoniano il gusto e la ricchezza dell’aristocrazia catanese tra Sette e Ottocento.
Ma il fascino di Villa Manganelli non è solo estetico: la tradizione locale racconta che nei sotterranei esistessero ambienti di servizio e cunicoli collegati ad altre proprietà della famiglia, forse usati come rifugi o depositi durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Sebbene la documentazione storica confermi solo in parte queste voci, è certo che il complesso fu più volte modificato e ampliato, soprattutto dopo il devastante terremoto del 1693. Gli architetti che vi lavorarono — tra cui maestranze legate alla rinascita barocca di Catania — integrarono la villa nel linguaggio architettonico della città, con prospetti sobri e un giardino che divenne simbolo di prestigio e cultura.
Oggi, la dimora è aperta solo in occasioni speciali e rimane poco conosciuta anche ai catanesi stessi: un frammento di passato aristocratico sopravvissuto nel cuore pulsante della città moderna.