Il palazzo catanese che nacque come simbolo di forza ma oggi custodisce un’eredità inattesa
Nel centro di Catania sorge un edificio monumentale voluto in epoca fascista: la Casa del Mutilato. Tra architettura e curiosità nascoste.
Un progetto che voleva impressionare
In pieno centro storico di Catania, poco distante dal Monastero dei Benedettini e da via Etnea, sorge un edificio che in molti osservano senza conoscerne il vero passato: la Casa del Mutilato.
Venne edificata negli anni Trenta del Novecento, in pieno periodo fascista, come sede dell’Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra. L’obiettivo era duplice: da un lato offrire un luogo ai reduci per incontrarsi e ricevere assistenza, dall’altro erigere un monumento celebrativo della retorica del regime.
Il linguaggio architettonico è infatti quello tipico del razionalismo italiano: linee severe, geometrie nette, spazi interni funzionali e una facciata che trasmette austerità e potenza. Non a caso, il palazzo si inseriva nel piano di “rinnovamento urbano” che trasformò interi settori della città.
Tra memoria storica e nuove funzioni
Dopo la caduta del fascismo, la Casa del Mutilato ha perso progressivamente il suo ruolo politico-simbolico, ma non la sua centralità urbanistica.
Oggi resta una testimonianza tangibile dell’architettura razionalista a Catania, accanto ad altri edifici coevi. Nonostante il tempo e i mutamenti di funzione, il palazzo continua a raccontare con la sua presenza la storia di un’epoca che ha segnato profondamente l’Italia e la città etnea.
L’edificio rappresenta quindi un “doppio volto”: da un lato, la memoria di un periodo controverso e autoritario; dall’altro, un bene architettonico che, sottratto alla propaganda, può essere osservato con sguardo storico e critico.