Capitale del barocco nero: la vera storia sul centro storico di Catania che non conosci

Nel centro storico di Catania la lava del 1693 divenne architettura. Scopri la rinascita barocca e le curiosità sorprendenti!

04 dicembre 2025 12:00
Capitale del barocco nero: la vera storia sul centro storico di Catania che non conosci - Foto: Markos90/Wikipedia
Foto: Markos90/Wikipedia
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Una città sepolta che tornò a vivere

Sotto la superficie ordinata del centro storico di Catania si nasconde una città scomparsa.
Nel 1693, il terremoto della Val di Noto devastò l’intero territorio e radere al suolo quasi tutta la città. Le cronache raccontano che Catania morì due volte: prima sotto le colate dell’Etna del 1669, poi nel crollo generale del sisma.

Eppure, dalle sue stesse ceneri nacque qualcosa di straordinario.
La ricostruzione fu guidata da Giovanni Battista Vaccarini e da un gruppo di architetti e religiosi che ridisegnarono la città secondo un nuovo modello: razionale, scenografico e sicuro.
Nacquero così le grandi direttrici, come via Etnea e via Crociferi, e gli assi principali che collegavano le piazze monumentaliPiazza del Duomo, Piazza Università, Piazza Stesicoro — in un disegno geometrico che ancora oggi incanta chi arriva nel cuore di Catania.

Ogni edificio del centro, dai palazzi nobiliari alle chiese barocche, venne costruito con la pietra lavica che aveva distrutto la città.
Il materiale che rappresentava la fine divenne la base della rinascita.

La capitale del barocco nero

Camminare nel centro storico significa attraversare un museo a cielo aperto: un insieme di chiese, conventi e palazzi che si susseguono in un equilibrio sorprendente tra bianco e nero, decorazione e rigore.

Qui sorgono il Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena, oggi sede universitaria, la Basilica della Collegiata, la Chiesa di San Francesco Borgia, la Badia di Sant’Agata e la Cattedrale di Sant’Agata stessa, con la tomba di Vincenzo Bellini.
Ogni edificio racconta un frammento della rinascita settecentesca: non un singolo monumento, ma un sistema urbano coerente, dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2002 insieme alle altre città tardo-barocche del Val di Noto.

Tra le strade laviche, i portali in pietra bianca di Siracusa e le corti nascoste, si percepisce ancora la grande ambizione di quella ricostruzione: creare una città che non fosse solo bella, ma anche eternamente resistente.
E forse per questo, ogni volta che l’Etna si scuote, Catania resta in piedi come se la sua stessa essenza fosse fatta di resilienza.

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