La creatura di pietra che domina Messina e racconta una storia che sicuramente non conosci
A Messina, una fontana rinascimentale racconta da quattro secoli la storia di una città orgogliosa della sua abbondanza e del suo mare.
Nel centro di Messina, tra vicoli antichi e piazze che profumano di mare, si trova un monumento che da quasi cinque secoli continua a parlare di bellezza, rinascita e mistero. È una delle fontane più eleganti e simboliche della città, capace di sopravvivere a terremoti, guerre e ricostruzioni, restando immobile testimone della storia. Ma pochi sanno che dietro le sue forme armoniose si nasconde un significato molto più profondo: un messaggio che unisce arte, politica e fede.
Una fontana che celebra la rinascita di una città
La Fontana dell’Abbondanza, realizzata nel 1551 su progetto dell’architetto e scultore Giovanni Angelo Montorsoli, discepolo di Michelangelo, è una delle opere più rappresentative del Rinascimento messinese. Sorgeva originariamente nei pressi della Porta Reale, all’ingresso della città, come simbolo di prosperità e benvenuto per chi arrivava dal mare.
L’opera raffigura l’Abbondanza come una figura femminile trionfante, circondata da elementi marini e decorazioni allegoriche. Le linee armoniose e il fluire dell’acqua rappresentavano la fertilità, la pace e la ricchezza della Messina cinquecentesca, allora uno dei porti più importanti del Mediterraneo. Ogni dettaglio era un omaggio al potere dell’acqua come principio vitale, capace di rigenerare la città e i suoi abitanti.
Sopravvivenza, spostamenti e rinascite
Nel corso dei secoli, la fontana ha subito numerosi spostamenti e restauri. Dopo il terremoto del 1783 e quello devastante del 1908, venne più volte ricollocata, fino a trovare posto nella zona di piazza del Popolo, dove oggi continua a zampillare come se il tempo non l’avesse mai sfiorata.
Il suo autore, Montorsoli, volle creare un ciclo di fontane monumentali per Messina, che includesse anche la Fontana di Orione e la Fontana del Nettuno: un progetto grandioso per trasformare la città in una piccola Firenze di Sicilia. La Fontana dell’Abbondanza rappresentava il completamento simbolico di questo programma: la celebrazione dell’energia e della vita dopo la distruzione, un tema che risuona ancora oggi.